Bullismo, denunciato quindicenne

Il ragazzo avrebbe perseguitato un coetaneo: contro di lui anche l’accusa di discriminazione razziale e religiosa



TRENTO. Aggressioni sia verbali che fisiche. Appostamenti sotto casa ma anche insulti - alcuni con una pesante impronta razziale e religiosa - postati sui social network. Sistematiche prepotenze che avevano trasformato un «normale» quindicenne, in un adolescente chiuso, quasi timoroso ad uscire di casa. Fino a quando lui, vittima del bullismo, non ha deciso che era arrivato il momento di alzare la testa e ha raccontato tutto ai carabinieri. Carabinieri che hanno denunciato un 15enne per percosse, tentata violenza privata e discriminazione per motivi razziali e religiosi. Una storia che pare più la trama di un film sul disagio giovanile in una metropoli che il racconto di un’indagine dei militari di Cles. E che riguarda due teenager «normali», senza particolari problemi e disagi alle spalle. E anche l’origine di tutta una serie di comportamenti che possono essere etichettati come bullismo e cyberbullismo ci sarebbe una sciocchezza. Ossia la rottura di un gioco. E da qui la richiesta alla vittima: un risarcimento da 50 euro.

La vicenda inizia nei mesi scorsi con un litigio fra i due. C’era stato il lancio di una palla di neve da parte del 15enne (che ora si trova denunciato) diretto al viso della vittima. E davanti a delle parole di biasimo, una reazione ancora violenta con gli schiaffi. Poi avrebbe preso il suo coetaneo per il collo e lo avrebbe scaraventato a terra. Atteggiamenti certamente censurabili ma che avrebbero potuto rientrare nella «dialettica» fra adolescenti - specialmente maschi - dove a volte si preferisce l’uso della mani a quello delle parole. Una prova di forza fra adolescenti che se fosse rimasta un episodio unico, poteva anche essere parte di un rapporto «normale». Ma così non è stato perché da lì sono iniziati una serie di altri comportamenti che hanno portato alla denuncia. Le indagini che i carabinieri di Cles hanno condotto dopo il racconto della vittima hanno portato ad appurare che nel corso del litigio ci sarebbe stata la rottura di un videogioco e quindi la pretesa di un risarcimento di 50 euro. Che non sarebbe stato corrisposto. E da quel momento sono iniziate, con una certa regolarità, minacce ed offese a sfondo razziale e religioso. Sì perché fra gli insulti che venivano lanciati contro la giovane vittima c’era anche «ebreo» e «ebreo di m....». Parole usate, forse perché sentite da altri e riportare senza alcuna coscienza. Atteggiamenti da bullo che trovavano sfogo nelle ore scolastiche (i due frequentano lo stesso istituto ma non la stessa classe) ma anche quando il ragazzino pensava di poter essere al sicuro, ossia dentro le mura di casa. In base alla ricostruzione dell’accaduto che è stata fatta dai carabinieri, infatti, il bullo - accompagnato da alcuni amici - avrebbe fatto degli appostamenti sotto casa della sua vittima con il fine, forse, di intimorirlo. E poi avrebbe usato anche i social network e Facebook in particolare postando concetti e frasi che dagli investigatori vengono definiti irriguardosi nei confronti della vittima. E fra questi anche richiami all’ebraismo che sono costati al 15enne anche l’accusa di discriminazione per motivi religiosi e razziali.

Tutti questi atteggiamenti avevano ingenerato un profondo cambiamento nel carattere della vittima che si era incupito e che quasi non voleva più uscire di casa. Questo aveva fatto preoccupare i suoi genitori che alla fine sono riusciti a farsi raccontare quello che l’adolescente stava vivendo. Un racconto che ha spinto la famiglia a decidere di rivolgersi ai carabineri che hanno così dato il via alle indagini ascoltando anche diversi compagni di scuola dei protagonisti di questa vicenda. Alla fine si è arrivati alla denuncia per percosse, tentata violenza privata e discriminazione. Ora del caso se ne occuperà la procura dei minori.

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