Bossini, nuove contestazioni «Ma i soldi erano per la Cisl»

Estorsione, il sindacalista ammette. Ma è pronto a risarcire



TRENTO. I soldi li avrebbe presi anche da altre imprese. Ma mai con fare minaccioso e con finalità estorsiva. Quei soldi, infatti, a suo dire dovevano essere versati dalle aziende in quanto spettanti al sindacato per pregresse vertenze sindacali. Peccato che lui, quei soldi, non li abbia mai girati alle casse della Cisl trattenendoli per sè: «Attraversavo un momento difficile» - la sua difesa. Così ha parlato Giovanni Bossini ieri durante l'interrogatorio in cui ha risposto alle domande del sostituto procuratore Davide Ognibene.

Ha parlato a lungo il sindacalista della Cisl arrestato con l'accusa di estorsione ma rifiuta l'accusa che gli viene mossa. Spiega che ci sarebbero stati un altro paio di episodi oltre a quello che gli è stato contestato al momento dell'arresto (a fine novembre) ma in nessun caso avrebbe fatto delle estorsioni. Quei soldi - ha spiegato - erano dovuti da parte degli imprenditori perché legati a delle vertenze sindacali. Bossini ha però ammesso di aver fatto una cosa sbagliata. Ossia di aver trattenuto per sè quel denaro. Ma questo perché stava attraversando un periodo di difficoltà. E su questo punto si è detto pronto a risarcire subito la Cisl.

L'arresto di Bossini era avvenuto in flagranza dopo la denuncia di un imprenditore del settore trasporto che aveva detto di esser stato taglieggiato. E i carabinieri avevano preparato una trappola tanto che il sindacalista era appena uscito dall'incontro con l'imprenditore con tre banconote da 500 euro che gli aveva appena consegnato un imprenditore. E che erano state segnate. Secondo l'accusa l'uomo si sarebbe mosso in maniera autonoma, senza complici.













Scuola & Ricerca

In primo piano