Borgo, vertici delle Acciaierie a processo

Il direttore Andrea Michielan e l’amministratore Dario Leali citati a giudizio per gli sforamenti dei limiti delle emissioni


di Luigi Carretta


BORGO. Una nuova tegola giudiziaria si è abbattuta sui vertici della Acciaieria Valsugana di Borgo. Nei giorni scorsi, infatti, è stato notificato al direttore dello stabilimento, Andrea Michielan, e all’amministratore unico dell’acciaieria, Dario Leali, un decreto di citazione a giudizio per gli sforamenti delle emissioni dello stabilimento. L’atto di citazione (previsto per i reati che hanno una pena massima non superiore ai quattro anni) è firmato dal pm Maria Colpani.

Le ipotesi di reato formulate dalla procura della Repubblica, di cui i due destinatati del decreto dovranno rispondere nel corso dell’udienza che stata fissata per il prossimo 23 gennaio a Borgo, riguardano la violazione dell’articolo 674 del codice penale «per avere provocato emissioni di gas, vapori o fumi atti a cagionare offesa o molestare persone», reato per il quale è previsto l'arresto fino a un mese o in alternativa un ammenda fino a 206 euro. Ai due imputati sono contestati il concorso e la continuazione.

Le contestazioni riguardano nello specifico il superamento dei valori limite di emissione di una serie di sostanze dai due camini dello stabilimento, sostanze a cui si fa esplicito riferimento nel decreto notificato.

Con l’ausilio di tabelle la procura, infatti, ha evidenziato il superamento delle polveri totali, di cui si contesta un valore di 4,9 kg/h a fronte di un limite di 2,88, ma anche degli ossidi di azoto, i cui valori ogni volta rilevati dal consulente tecnico del pm si sono rivelati superiori al limite ammesso dalle autorizzazioni integrate ambientali dell’agosto del 2009 e del maggio 2011 rilasciate dall’Appa, il servizio provinciale di protezione dell’ambiente, così come per il monossido di carbonio, sostanza per la quale sono stati effettuati i rilevamenti più numerosi nel corso di ben 3 anni.

Nel decreto il pm Colpani fa esplicito riferimento alle motivazioni cui sarebbero da ascriversi le emissioni fuori limite, ossia alla qualità del rottame utilizzato nelle lavorazioni in acciaieria e degli elettrodi usati per la fusione nel caso del monossido di carbonio, e anche al mancato utilizzo, da parte dell’azienda, del “codice 13”, ossia il “superamento soglia normativa” nei dati che, per via telematica, spediva giornalmente all’Agenzia provinciale per l’ambiente.©RIPRODUZIONE RISERVATA













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