Boati anti-valanghe, caprioli terrorizzati

Marmolada, l’elicottero per il distacco forzato dalla neve entra in azione e fa fuggire gli animali: «Sembravano impazziti»


di Andrea Selva


PASSO FEDAIA. E’ il 19 marzo scorso, ore 10 del mattino: un piccolo branco di caprioli si muove affamato sulle nevi del versante meridionale del Monte Padon, alcune centinaia di metri a monte del lago Fedaia, proprio di fronte al ghiacciaio della Marmolada. All’improvviso il silenzio viene rotto dalle pale di un elicottero e quindi dal boato sordo provocato dalla “campana” agganciata sotto il velivolo che serve per provocare il distacco controllato di valanghe. Gli animali - terrorizzati dal rumore -corrono come impazziti sul pendio innevato, mentre dall’altra parte della valle Alessia Soraruf, studentessa universitaria e appassionata naturalista, li osserva con il binocolo e li fotografa con il teleobiettivo: «Una scena impressionante, soprattutto perché ero con i miei due cani e ho visto quant’erano spaventati dal botto: figuriamoci lo spavento che devono aver provocato quei poveri animali, proprio nella zona in cui è stata provocata l’esplosione. Era impossibile restare indifferenti».

Alessia Soraruf è la figlia di Aurelio, gestore del rifugio Castiglioni sul passo Fedaia, da sempre contestatore dei sistemi artificiali per provocare il distacco delle valanghe lungo la strada del passo e sostenitore invece della necessità di intervenire con protezioni sulla strada. Ma in questo caso l’amarezza è per l’inutilità dell’intervento in elicottero: «I risultati che si ottengono sono comunque insoddisfacenti». Bisognerà arrivare a fine stagione per contare i giorni (molti) in cui la strada del passo è rimasta chiusa quest’anno.

Quel piccolo branco di caprioli così in alto ha stupito anche Gigi Casanova, grande contestatore dell’uso indiscriminato degli elicotteri in Marmolada: «Piuttosto che provocare il distacco di valanghe che mettano finalmente in sicurezza la strada» spiega. E aggiunge: «Quei caprioli così in alto sono una dimostrazione della forza della natura: salgono a cercare cibo nei punti in cui si sono staccate le valanghe. Ma quella fuga dall’elicottero avrà certo comportato un grande dispendio di energie, proprio nel momento in cui gli animali, stremati da un inverno molto duro, sono più deboli. Li abbiamo visti nella zona di Fuciade nei giorni scorsi, ma è impressionante che siano saliti così in alto sopra il lago della Marmolada: probabilmente in quella zona si sentivano tranquilli, è grave che siano stati spaventati dalle operazioni dell’uomo».

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