Biglietti falsi sul treno, in cinque nei guai

Sono tutti dipendenti di Trentino Trasporti. L’accusa: aver intascato dei soldi per tagliandi duplicati. Ieri l’interrogatorio



TRENTO. Rischiano anche il posto di lavoro. Dopo tanti anni di lavoro senza mai un problema, con anche pubblici ringraziamenti che testimoniano la loro onestà, rischiano il posto di lavoro per poche decine di euro. Sono cinque dipendenti della Trentino Trasporti che sono stati accusati di peculato dalla procura per dei biglietti duplicati e poi venduti. Siamo lontanissimi dai numeri dello scandalo che ha toccato l’impresa di trasporti di Roma, ma anche nel tranquillo trentino sarebbe successo qualcosa di simile benché in scala ridotta. E se quattro di questi dipendenti hanno ammesso di aver venduto dei biglietti duplicati (non tutti quelli che vengono contestati dalla procura, ma solo una minima parte), uno dichiara a gran voce la sua innocenza, ed ha una spiegazione per quei 34 duplicati che gli vengono contestati.

Ma facciamo un passo indietro per ricostruire come si è arrivati all’accusa. Tutto è iniziato con un solerte controllore in servizio sulla Trento–Malè e che a fine agosto ha notato una cosa strana. Due passeggeri, infatti, avevano in mano ognuno il proprio biglietto. Nulla di strano fin qui se non fosse che su quei biglietti la serie numerica era la stessa. Ossia una era la copia dell’altra. La segnalazione ha fatto la sua strada fino a quando non è finita sul tavolo della procura che ha attivato le indagini e ha monitorato la situazione per un paio di mesi. Dalle indagini sarebbe emerso che sarebbero stati emessi un migliaio di biglietti doppi. In che modo? In biglietteria sarebbe stato stampato il biglietto buono per una data tratta e quindi un secondo, un duplicato che sarebbe stato venduto al passeggero che chiedeva la stessa tratta. In questo modo il bigliettaio avrebbe intascato dei soldi che sarebbero dovuti andare alla società. In tutto il mancato guadagno della Trentino Trasporti sarebbe stato di 4 mila euro, soldi di cui non risultava traccia perché a fine giornata, a chiusura della cassa, risultavano solo i biglietti emessi «regolarmente» e non i duplicati.

Dopo i due mesi di verifiche si è arrivati ad individuare i cinque bigliettai (uno lavora a Trento gli altri a Cles e Mezzolombardo) e un rivenditore esterno che ha l’incarico di erogare i biglietti per la Trento-Malè. L’accusa per tutti è quella di peculato e per i cinque dipendenti di Trentino Trasporti la procura ha chiesto la misura interdittiva della sospensione. E per questo ieri mattina c’è stato l’interrogatorio davanti al giudice Forlenza. Come detto quattro (difesi dagli avvocati Tomio, Valentini e Forza) avrebbero ammesso di aver venduto dei duplicati facendo una grave leggerezza ma non avrebbero venduto tutti quelli che vengono loro contestati (ad uno ad esempio ne vengono contestati circa 500 per un guadagno attorno ai 2 mila euro) ma solo una minima parte. E per avvalorare questa tesi hanno anche portato alcuni duplicati (che sono vendibili solo nel giorno dell’emissione). Il quinto, che si è rivolto all’avvocato de Bertolini, invece si è detto totalmente estraneo ai fatti e sarebbe anche in grado di dimostrarlo. I difensori si sono anche opposti alla richiesta di sospensione spiegando che la macchina che emette i biglietti è stata modificata e che ora non sarebbe comunque possibile fare duplicati e che le indagini sono ormai arrivate al termine. La decisione del giudice dovrebbe arrivare oggi.

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