Baite, le regole per il recupero

Moena, il consiglio comunale vara lo studio che mappa l’esistente e stabilisce come ricostruire


di Gilberto Bonani


MOENA. Approvato, con l'astensione del gruppo di minoranza “Il Loto”, il piano per la conservazione e valorizzazione del patrimonio edilizio montano esistente. Il così detto “Piano baite” ha concluso il suo lungo percorso. Ora, dopo la pubblicazione degli atti, sarà operativo. La prima adozione del documento programmatico risale al giugno 2009 ed era stato curato dallo stesso ufficio tecnico comunale. A seguito della modifica della legge urbanistica e in base alle numerose osservazioni degli uffici provinciali, il voluminoso fascicolo è stato affidato all'architetto Carlo Gandini di Vigo di Fassa.

«Il tecnico – spiega il sindaco Riccardo Franceschetti – ha svolto un ottimo lavoro. Partendo dal lavoro di censimento eseguito da Nadia Pitto e dai rilievi fotografici e mappe compiuti da Alessandro Iellici, l'architetto Gandini ha classificato tutte le costruzioni rurali presenti sul nostro territorio. Per ognuna sono stati normati gli interventi possibili e la cartografia è stata resa più semplice per una migliore consultazione da parte dei proprietari». Sono un centinaio le baite individuate, fotografate e messe in mappa. Una minoranza di queste insistono nell'area del parco di Paneveggio – Pale di S. Martino e quindi saranno gestite dal punto di vista urbanistico dall'ente parco. Le rimanenti invece rimangono di competenza dell'amministrazione di Moena. Su alcune costruzioni diroccate sarà possibile intervenire solo se il manufatto è accatastato e se esistono prove sufficienti per stabilire le caratteristiche dell'edificio. «E' stato un lavoro lungo ma importante – conclude il sindaco – perché il nostro territorio montano è ricco di queste costruzioni che costituiscono una testimonianza importante del nostro passato. Purtroppo diverse baite sono state cancellate dal tempo e non potranno essere ricostruite». E' necessario ricordare che il piano per la conservazione e valorizzazione del patrimonio edilizio montano esistente interessa solo le costruzioni rurali che per legge devono risultare abitazioni utilizzate per pochi mesi dell'anno. Queste strutture, dopo l'abbandono dell'attività silvo – pastorale, erano state dimenticate. Solo in seguito è emersa la loro importanza storica, ma anche economica spingendo molti proprietari a ristrutturare, modificate e a volte ampliare la loro baita. Con l'attuale documento gli interventi sono finalmente regolati permettendo di adeguare la struttura alle esigenze minime abitative, evitando sconsiderati aumenti di volume. L'adozione definitiva del piano per la conservazione e valorizzazione del patrimonio edilizio montano esistente risponde in tempi certi alla richiesta di cittadini e di imprese, che potranno programmare meglio gli interventi.













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