Baby scommettitori, il pericolo è on line

Vanzetta (Ama): «Ragazzini a rischio dipendenza anche con i giochi di ruolo. Non dormono e non vanno a scuola»


di Chiara Bert


TRENTO. Bambini che cominciano a giocare d’azzardo già a 7 anni. Lo dice una delle ultime indagini di Telefono Azzurro. E i dati dell’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza indicano che almeno 800 mila ragazzini tra i 10 e i 17 anni giocano, quasi uno su cinque. Più che sale scommesse, ore passate al computer. «Per i giovani e giovanissimi l’on line è e sarà sempre di più il problema. Non serve uscire di casa, il pc è sempre a portata di mano, non ci sono freni», conferma Miriam Vanzetta dell’Ama, l’Associazione auto mutuo aiuto. Con lei abbiamo parlato di un fenomeno il cui target di età si sta abbassando moltissimo.

Vanzetta, qual è la vostra percezione del problema?

Noi non vediamo ancora ragazzi molto giovani ma sappiamo che chi comincia a giocare adesso arriverà da noi tra 4-5 anni con problemi di dipendenza. E ci aspettiamo un boom di questa tipologia.

Vi è già capitato qualche genitore preoccupato del comportamento dei figli?

Un anno fa la nostra mostra “Fate il vostro gioco”, organizzata insieme al Dipartimento istruzione della Provincia, si era rivolta prevalentemente agli studenti delle scuole superiori, e ci ha dato una prima immagine del problema. Bastava ascoltare le battutine, in ogni classe almeno qualche ragazzo che avesse giocato d’azzardo soprattutto nell’ambito delle scommesse sportive, lo abbiamo incontrato. In particolare ricordo il papà di un ragazzo di 17 anni ci ha raccontato di aver speso diverse migliaia di euro per le scommesse del figlio.

Per i minori il canale è prevalentemente internet, è così facile?

A livello teorico possono giocare solo i maggiorenni, a livello pratico ci sono dei formulari on line da compilare, per cui basta avere un fratello maggiorenne o il documento di un genitore e l’ostacolo è aggirato. Spesso il sito viene subito attivato. E poi ormai in internet, anche non volendo, su qualunque sito si trovano banner pubblicitari che rimandano a siti di scommesse. Ti offrono dei bonus, la possibilità di giocare un mese gratis...Diciamo che i meccanismi sono ben studiati: magari a metà il bonus si blocca e bisogna inserire soldi.

Come si può fare prevenzione con target così giovani?

Proprio in occasione della mostra in collaborazione con le assessore Marta Dalmaso e Violetta Plotegher avevamo scritto una lettera a tutti i dirigenti con l’idea che si potesse fare prevenzione. E gli insegnanti più coinvolti sono stati, non a caso, quelli di matematica.

Perché?

Diverse ricerche, soprattutto americane, ci dicono che i ragazzi che riescono a sviluppare una coscienza scientifica rispetto alle probabilità del gioco d’azzardo, sono meno inclini a sviluppare una dipendenza. Si evita il messaggio moralistico “Non devi giocare perché fa male”, si preferisce quello “Alla fine non si vince”. Abbiamo ricostruito una sorta di casinò con il poker il black jack e la roulette, e una parte con Gratta e Vinci e Win for life e i ragazzi potevano testare ciò che prima era stato previsto. Abbiamo sfatato tante strategie che i ragazzi erano convinti di poter adottare.

E a un genitore allarmato che approccio consigliate?

Il problema dei ragazzi è che quasi sempre giocano chiusi in camera e sono molto più sgamati dei genitori. Una cosa che suggeriamo sempre è di cercare di costruire delle alternative positive: se un ragazzo è ben inserito in un gruppo e gioca la schedina una volta a settimana, difficilmente arriverà ad un problema di gioco patologico, se invece la scommessa è l’unico scopo della settimana e il tempo e i soldi che gli si dedica non hanno un limite, ecco che il rischio aumenta.

Torniamo al rischio legato al gioco in solitudine, on line.

Sì, questo riguarda più in generale la dipendenza da internet. Abbiamo genitori che ci chiamano perché i figli non escono più di casa e non vanno neanche a scuola perché passano le ore al pc facendo giochi di ruolo come Second Life, in cui si costruiscono un personaggio virtuale in un mondo virtuale. Giocando anche soldi veri. Su questo in Italia siamo ancora poco preparati, come Ama stiamo ragionando come muoverci, intanto siamo partiti con un gruppo che si chiama “Cliccami” con l’idea di usare la tecnologia, computer e chat, per confrontarsi in modo positivo.

Quanto i ragazzini sono influenzati dai comportamenti degli adulti che hanno attorno?

Spesso capita di vedere in qualche tabacchino bambini con i nonni alla slot, o con la mamma che dice “gratta tu il biglietto”. Ecco, se un bambino cresce in un ambiente in cui c’è l’abitudine a giocare, sarà abbastanza normale che quando cresce e avrà due euro, vada a giocare al Gratta e vinci.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano