Babbo Natale porta l'influenza

A letto 1.500 trentini. Ma il primario Carraro avvisa: «Nessuna epidemia»


Luca Marognoli


TRENTO. Natale a letto con la febbre per 1.500 trentini. Secondo il bollettino Influnet dell'Istituto superiore di sanità il Trentino è al secondo posto nella classifica delle regioni più «influenzate» nella scorsa settimana. L'incidenza in provincia è di 2,92 casi ogni mille abitanti, inferiore solo a quella del Piemonte (4,31). Ma il dottor Valter Carraro dell'Igiene pubblica invita alla cautela. «La sorveglianza epidemiologica - spiega il primario - è effettuata da un campione di operatori, per noi costituito da 13 medici, che segnalano i casi di malattie compatibili con l'influenza, presentando febbre e disturbi respiratori come tosse, raffreddore e mal di gola».

Come tutti i sistemi statistici, è uno strumento impreciso, soprattutto quando i numeri sono bassi. «A livello nazionale il dato è molto attendibile: rispetto al Trentino bisogna essere più cauti». Sui 16.734 assistiti "osservati" sono stati segnalati 49 casi con sintomi influenzali. «Di questi, 27 si riferiscono alla fascia d'età tra 0 e 4 anni, con un'incidenza (18,8) enormemente alta, che potrebbe derivare dal fatto che i pediatri siano particolarmente attenti nel fare le segnalazioni». Dai 5 ai 14 anni sono stati registrati 10 casi, dai 15 ai 64 solo 3 e dai 65 in su 5.

Per il dottor Carraro la stagione influenzale, quella "vera", non è ancora iniziata: «In questo momento vengono segnalate malattie provocate da virus parainfluenzali, mentre quello influenzale comincia ad apparire ma in forma sporadica». L'indicatore più significativo sta in una curva. «Quando comincia a salire c'è un'elevata probabilità di essere di fronte all'epidemia: a questo punto il trend non è ancora in ascesa». Per avere certezze (o quasi), bisogna attendere che «nell'arco di due settimane si registri un'impennata di casi».

E i nostri vicini di casa? Bolzano si ferma a un'incidenza di 0,87 (solo 9 casi su 10.272 pazienti), il Veneto di 1,05 e la Lombardia di 1,66. Quando il virus arriverà - dice il primario - «il ceppo che determinerà verosimilmente più casi sarà l'H1N1». Lo stesso che seminò il panico due anni fa. «Si dimostrò una grossa epidemia e una piccola pandemia, che colpì il 12% dei trentini», cioè 63 mila persone. «Quest'anno rappresenterà più della metà dei casi, seguito dall'H3N2, un altro virus ben conosciuto». L'effetto principale di quella che fu anche chiamata "influenza A" fu una gran quantità di vaccini rimasti inutilizzati e un calo dei vaccinati nel 2011: la percentuale tra gli over 65, il target principale della campagna, scese dal 67% al 63%. Nel 2012 si attende una risalita di alcuni punti.













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