il reportage

Autobus e studenti, viaggio sulla linea più calda di Trento

Da Villazzano alla stazione di Trento con 150 ragazzi dall’Enaip, tra sigarette e cori. Il responsabile di Trentino Trasporti: «Isolate i pochi irresponsabili»


Luca Marognoli


TRENTO. Salire sulla “corsa di rinforzo” della linea 6 che porta gli studenti del Cfp Enaip da Villazzano alla stazione, dopo una giornata intera di lezioni, è un’esperienza che stimola (quasi) tutti i sensi. Quando si aprono le porte, poco prima delle 17 alla fermata del Bellevue, il primo impatto è visivo-tattile, con una muraglia umana poco propensa ad aprire una breccia per farti salire. Ma quando sei su è l’olfatto ad essere sollecitato: odore di fumo e non solo - per intenderci - di quello delle sigarette. La parte posteriore dell’autosnodato da 150 posti sembra una fumeria di Istanbul: sono almeno tre, a vista d’occhio, i ragazzi con in bocca “cicche” marroni prodotte con cartine atigianali. Ma la ressa è tale che potrebbero essere di più.

Ce n’è anche per le orecchie: “Hoohohohoooooo!” strepita un coro di voci eccitate come sul Blue Tornado di Gardaland. E non manca il movimento: ci si dà parecchio di spintoni, tra affondi, schivate e inseguimenti in un tifo da stadio.

Sì, siamo in un’altra dimensione del trasporto pubblico e lo dimostra il fatto che questa corsa non è inserita nelle tabelle orarie: è fatta su misura per gli studenti che devono raggiungere la città per poi prendere altre corse di autobus o pullman che li portano a casa, in città o nelle valli. Una corsa speciale, insomma, e i ragazzi sembrano esserne consapevoli, fin troppo, tanto da trasformarla in un limbo dove le regole non ci sono (o se le fanno loro).

Va da sè che la presenza del sottoscritto e di Andrea Saltori - il gentile responsabile dei servizi urbani di Trentino Trasporti che ha accettato di accompagnarci - non passi affatto inosservata. Siamo accanto all’uscita ma abbiamo gli occhi di tutti puntati addosso. Ovvio che siamo lì per “controllare”: così ogni tentativo di fingere di telefonare per scattare qualche foto del nostro viaggio (da modificare in redazione per non rendere identificabili dei minori) fallisce miseramente. Riesce soltanto una breve registrazione vocale, regolarmente smascherata.

In piazza Vicenza sale una donna: guadagna con fatica l’obliteratrice, ma la fanno passare. Quando siamo al castello del Buonconsiglio un ragazzo esce allo scoperto: si piazza di fronte a Saltori e gli dice schietto: «Hai visto che questa volta non abbiamo fatto la hola?». Smascherato. Il ragazzo è uno dei rappresentanti di istituto che il dirigente aveva trovato attorno al tavolo due settimana fa, durante un incontro con il preside dell’istituto per discutere delle intemperanze sugli autobus. «Sì, però che mi dici dei tuoi compagni che fumano? Ti sembra giusto farlo qui?». Il ragazzo risponde di no: «Ma non posso mica mettermi a picchiare chi fuma?», aggiunge. «E il tuo amico che sta registrando?». Impossibile negare: c’è anche chi ha visto il timer del cellulare raggiungere i 4 minuti. Getto la maschera: «Sono un giornalista, voglio solo raccontare quello che vedo e sento». La “confessione” viene accolta con una certa sorpresa e, pare di capire, sollievo: «Non era uno sbirro in borghese», si danno di gomito alcuni dei ragazzi. E dato che ci sono, adesso scatto pure qualche foto, nel divertimento generale («No, in posa facendo con le dita la “V” di vittoria, non va bene, ragazzi: cercate di essere più naturali»).

Saltori chiede la collaborazione dei rappresentanti degli studenti: «Rompere i finestrini, dare fuoco a palline di carta e gettarle nell’autobus, lanciare palloni contro l’autista come è successo la settimana scorsa, non sono comportamenti da tenere su un autobus. Dovete essere voi a denunciarli al preside». Ma il “gioco” più pericoloso è azionare l’apertura di emergenza delle porte durante la corsa, dopo avere staccato i sigilli. «Una volta sbloccate le porte restano libere: non c’è più la pressione pneumatica che le tiene chiuse e basta appoggiarsi per volare fuori. Su questo non si può transigere: ne va della sicurezza vostra, degli altri passeggeri, dell’autista e della circolazione stradale».

Nel frattempo siamo arrivati alla stazione. I ragazzi ci si fanno attorno: ciascuno vuole dire la sua. Poi si disperdono, ciascuno verso il suo nuovo autobus. Per Saltori è stato «un dialogo costruttivo: sono contento. Siamo stati studenti tutti e non vogliamo gettare discredito su una scuola che forma i nostri migliori artigiani. I ragazzi irresponsabili sono una piccola minoranza che va isolata dai loro compagni più giudiziosi». L’autista annuisce: «Oggi è stata una passeggiata, ma quando saltano troppo, guidare l’autobus diventa più difficile». C’è giusto il tempo di una ricognizione interna. Niente danni, ma bisogna fare pulizia: per terra ci sono una decina di mozziconi.













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