Asse tra le speciali Costa: «Intesa forte la riforma vi premia»

I governatori: sì al referendum. Consegnata al ministro la Carta di Udine: «Nostra autonomia al servizio dell’Italia»


di Chiara Bert


TRENTO. Un assist al governo per il sì al referendum costituzionale. E un modo per blindare le prerogative delle autonomie speciali. Questo il messaggio arrivato ieri da Udine dai governatori di Friuli, Trentino e Alto Adige (Debora Serracchiani, Ugo Rossi e Arno Kompatscher) e dall’assessore alle riforme della Sardegna Gianmario De Muro, riuniti dalla presidente del Friuli Venezia Giulia (e vicesegretaria renziana del Pd) Debora Serracchiani, che hanno consegnato al ministro per gli affari regionali Enrico Costa un documento di tre pagine, già ribattezzato la «Carta di Udine», sul ruolo delle Regioni a statuto speciale nel quadro della nuova Costituzione (se sarà confermata dal referendum del 4 dicembre). Un documento che verrà consegnato anche al ministro delle riforme Maria Elena Boschi, nel quale la riforma viene definita «urgente» dopo trent’anni di tentativi falliti. Superamento del bicameralismo perfetto, Senato delle Regioni, ruolo dei senatori-consiglieri regionali, principio dell’intesa nelle relazioni con lo Stato revisione degli statuti di autonomia: questi i punti che i governatori evidenziano, sottolineando il ruolo propulsivo che le autonomie speciali potranno svolgere nei confronti del Paese e anche in Europa.

«Penso che la riforma costituzionale sia una riforma che ha una grande sensibilità verso le Regioni a Statuto speciale. Ci sono delle clausole che sono di garanzia e c’è un’intesa che dev’essere un’intesa forte, che fa sì che non sia il legislatore nazionale autonomamente a fare delle scelte, ma ci debba essere il consenso e il concorso forte delle Regioni interessate», ha detto il ministro al convegno. «Io richiamerò tutti a leggere le osservazioni di coloro che dicono che questa riforma costituzionale è debole perché non tocca le Regioni a Statuto speciale. Questo è un elemento di garanzia molto forte perché significa che c’è un’intesa forte, il che è un grande riconoscimento dell’autonomia non statica ma dinamica». Costa ha aggiunto che «va riconosciuto il lavoro ben svolto fino a oggi».

C’è piena sintonia con le parole del presidente trentino Ugo Rossi: «Le autonomie speciali non hanno nulla da temere dalla riforma costituzionale, anzi hanno una grande occasione per aggiornare i propri statuti ai mutamenti economici e sociali». Non solo: per Rossi «le autonomie vogliono porsi al servizio di un’idea corretta di autogoverno e di regionalismo ad assetto variabile che può andare bene anche per le regioni ordinarie. Quindi teniamo la nostra autonomia speciale, ne siamo assolutamente gelosi ma vogliamo metterla a disposizione per migliorare il nostro Paese».

Dal ministro è arrivato anche un monito: «Se vincerà il sì al referendum non dovrà esserci una guerra tra Regioni a statuto ordinario e Regioni a statuto speciale». Costa ha detto di essere convinto, in merito alle regioni a statuto ordinario, della possibilità di «un grande sviluppo dell'articolo 116 che riconosce ulteriori forme di autonomia». E a questo proposito ha ricordato il percorso avviato con la Regione Veneto: «Ci ha inviato un documento molto intenso e ambizioso che stiamo valutando. Il tavolo è stato avviato ed è un primo passo importante verso questo percorso al quale noi crediamo molto. Speriamo ci credano anche gli amministratori del Veneto». Serracchiani ha toccato un nodo delicato della riforma, la revisione del Titolo V che a Trento e Bolzano in molti considerano un passo falso della riforma in direzione centralista: «Stato e Regioni devono collaborare non confrontarsi in tribunale. La riforma del titolo V semplifica la ripartizione delle competenze a beneficio di tutti», ha detto la presidente del Friuli.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano