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Asili nido in Trentino, 90 posti a rischio tra insegnanti d'appoggio ed educatrici

La Fp Cgil: «L’ente pubblico non cambia idea: con meno personale e più bambini per insegnante a rischio la qualità»



TRENTO. Le posizioni tra sindacati e provinica sulla riorganizzazione degli asili nido rimanono distanti e il rischio è di perdere 90 posti di lavoro tra addeette d’appoggio ed educatrici. Lo comunica la Fp Cgil, dopo l’incontro tenuto con il responsabile del Servizio infanzia e istruzione del primo grado Roberto Ceccato e la responsabile dell'Ufficio infanzia Miriam Pintarelli. Quest’ultimi ribadiscono l'intento di aumentare la capienza delle strutture e di ridurre il numero di educatrici, ma anche delle operatrici d'appoggio. Il sindacato afferma che si arriverà così alla perdita di posti di lavoro: tra le addette d'appoggio circa 60 unità, circa 30 tra le educatrici.

«Si mettono in concorrenza i nidi d'infanzia, - si legge nel comunicato della Fp Cgil - che garantiscono importanti funzioni educative, coi servizi di conciliazione come le baby sitter, cui si accede coi voucher e che non possono garantire la stessa funzione».

Le proposte dell'ente pubblico sono invariate: modifica della superficie, che passerà da 10 metri quadrati per bambino (calcolati complessivamente) a 6 metri quadrati (solo spazi utilizzabili) portando a un aumento di capienza di circa 180 - 200 posti. Confermato anche l’aumento del rapporto educatrice - bambino: oggi è prevista 1 educatrice ogni 6 bambini fino ai 18 mesi e 1 ogni 9 bambini tra i 18 e i 36 mesi. Si arriverebbe invece a 1 ogni 6 dai 3 ai 12 mesi e 1 ogni 8 dai 12 ai 24 mesi, ma con la possibilità dei gestori di decidere di applicare 1 ogni 7 dai 12 ai 18 mesi; 1 ogni 10 dai 24 ai 36 mesi.

Novità allarmante: si parla di tagli anche nel rapporto addetta d'appoggio - bambino, passando da 1 ogni 15 a 1 ogni 20. Si fa notare che togliere spazio significa togliere qualità: a quell'età l'attività principale è la sperimentazione motoria. «La controparte - spiega Regina Bertolini - sostiene che si tratta di piccoli cambiamenti: "in fondo è un solo bambino in più" e dice che o si tagliano i costi o non sarà possibile garantire il servizio. In alternativa, si dovrà ricorrere ad aumenti di retta». Vista l'inconciliabilità delle posizioni, il sindacato annuncia la ripresa della mobilitazione.













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