TRENTO

Asili nido e assistenza: in Trentino scatta l’allarme-tagli

I sindaci: «Saremo costretti ad aumentare le tariffe». L'assessore Carlo Daldoss: «Ultimo anno in cui la Provincia integra, bisognerà risparmiare rivedendo i parametri»


di Chiara Bert


TRENTO. Sgravi alle imprese per 197 milioni di euro (37 milioni in più del 2015) e 164 milioni per le famiglie, addizionale Irpef azzerata per i redditi fino a 20 mila euro e abolizione della tassa sulla prima casa. In molti sono rimasti stupiti da una manovra che il presidente della Provincia Ugo Rossi non ha esitato a giudicare «espansiva». Un bilancio da 4,7 miliardi, sostanzialmente sullo stesso livello del 2015 grazie da un lato a un’operazione che ha permesso di utilizzare i 300 milioni di avanzo di amministrazione per pagare ciò che la Provincia deve allo Stato, liberando altre risorse, e dall’altra all’aumento del gettito fiscale.

Dove sono finiti - si sono chiesti in tanti - la contrazione delle risorse, i bilanci magri, la necessità di tagliare, insomma i mantra degli ultimi anni che hanno visto la Provincia alle prese con impervie trattative finanziarie con lo Stato? E se si possono ridurre così tanto le tasse, non sarà che poi le risorse vanno trovate inevitabilmente tagliando la spesa, dunque i servizi?

L’allarme lo hanno lanciato i sindaci durante la riunione di mercoledì del Consiglio delle autonomie, dove l’assessore agli enti locali Carlo Daldoss ha presentato i contenuti del Protocollo di finanza locale, con diverse concessioni ai Comuni, dai 9 milioni di sacrifici aggiuntivi ridotti a 5, al blocco del turn over alleggerito (dal 10 al 20% di sostituzioni dei futuri pensionati), ai 120 milioni di avanzo di amministrazione che potranno essere utilizzati per nuovi investimenti.

Asili nido. Ma Paride Gianmoena, presidente del Consiglio delle autonomie, ha messo il dito nella piaga: «Per i servizi socio-educativi della prima infanzia ci sono a bilancio 23,6 milioni di euro. Occorre che siano integrati per non dover aumentare le tariffe degli asili nido, un servizio che consideriamo fondamentale».

Il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, che di asili nido ne ha da poco inaugurato uno e altri ne ha in cantiere, ha rincarato la dose: «Erano 25,9 milioni le risorse a disposizione per il 2015. Avere 2,3 milioni in meno stanziati per l’anno prossimo rappresenta un calo preoccupante. La conseguenza è semplice: o i Comuni ci mettono più soldi (e per tutto non ne abbiamo, è il sottinteso, ndr), o aumentano le tariffe. Ma noi non vogliamo pesare sulle famiglie». È stato proprio Andreatta ad accorgersi, durante la riunione della giunta delle autonomie, della contrazione dello stanziamento per i servizi per l’infanzia, e l’allarme è scattato immediato.

Daldoss ha prontamente rassicurato i sindaci: «Per quest’anno la Provincia riuscirà ad integrare lo stanziamento e confermare le risorse del 2015 per coprire interamente i costi di funzionamento. Ma - ha avvertito l’assessore - il fabbisogno maggiore storicamente veniva coperto dagli avanzi pregressi. Questo sarà l’ultimo anno in cui siamo in condizioni di farlo, per il futuro bisognerà attivarsi, e attivare la commissione competente, per rivedere i parametri e ottenere risparmi sulla gestione degli asili nido, questo senza rinunciare alla qualità del servizio».

Tema quanto mai complesso, perché quando si è tratta di mettere mano ai parametri, di fatto si va a discutere anche del rapporto tra numero di educatrici e bambini. E in un passato non troppo lontano la battaglia su questo fronte è stata caldissima.

Fondo socio-assistenziale. La Provincia ha confermato per il 2016 il livello dei trasferimenti di parte corrente del 2015, vale a dire trasporto urbano, polizia locale, servizi alla prima infanzia, impianti sportivi, per un totale di 60,4 milioni. Ma i bisogni e i costi sono in crescita, sia che si tratti di garantire la gestione di nuovi asili nido per dare risposta alle richieste delle famiglie, sia di finanziare il trasporto pubblico. E la coperta finisce per essere corta.

Lo dimostra anche il tema sollevato dal rappresentante delle Comunità di valle nel Consiglio delle autonomie, Stefano Bisoffi, che di fronte ai trasferimenti alle Comunità ridotti da 129,8 a 126,6 milioni, ha manifestato tutta la sua preoccupazione: «È vero che la riforma ha ridotto consiglieri, assessori e gettoni di presenza per le commissioni, e quindi abbiamo minori costi per gli organi, ma su 129 milioni di risorse - ha ricordato - più di 100 milioni vanno per i servizi socio–assistenziali, dove è prevista una riduzione del 2,3% rispetto al 2015. È un peso notevole, anche perché negli ultimi quattro anni la riduzione è stata nell’ordine dell’1,20% all’anno e noi ci siamo accollati l’introduzione dell’Icef proprio con lo scopo di liberare risorse per il settore. Ora non potete venire a tagliarcele».

«Ne parlerò con l’assessorato competente e vedremo cosa si può fare», ha risposto Daldoss. L’iter della manovra, da qui a dicembre, dirà se per l’assistenza si spunterà qualcosa in più. Quando si tagliano le tasse, come si diceva, le risorse vanno poi recuperate in altro modo, non sempre indolore.

 













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