Arco, l’ex monastero sarà un super albergo

Dopo oltre 50 anni di chiusura Mario Morandini ha aperto in esclusiva per il Trentino le porte della stupenda struttura


di Gianluca Marcolini


ARCO. Ad Arco esiste un luogo dove è sufficiente muovere un giro di chiavi per lasciarsi alle spalle il caos e la frenesia urbana e dove è possibile immergersi in un mondo che definire ovattato è dire poco, perennemente avvolto in un silenzio che regala pace e serenità. Tutti gli arcensi, almeno una volta nella vita, hanno cercato di gettare lo sguardo al di là della muraglia di cinta che corre lungo via Mantova fantasticando, con la mente, sugli spazi racchiusi dalle antiche pietre infilate una sopra l'altra. Ieri mattina la città – in verità una rappresentanza di essa – ha potuto togliersi la curiosità che durava da sempre, ovvero dare una sbirciatina, e anche qualcosa di più, agli spazi interni al monastero delle Serve di Maria Addolorata che oltre mezzo secolo fa sono stati abbandonati dalle suore, ritiratesi nell'ala a nord del compendio. Oggi questi spazi sono stati acquistati dalla società Granatum – di cui è presidente Giulio Vicentini, ma che vede fra i promotori anche l'ex sindaco (oggi consigliere comunale) Mario Morandini e l'ingegnere Bruno Gobbi Frattini – con l'intento di realizzare il primo AgriBic, una sorta di complesso che sarà improntato alla valorizzazione dei prodotti agricoli (in primis l'olio di oliva altogardesano), all'interscambio culturale fra Paesi diversi, all'esposizione fieristica, al commercio, al ristoro, alla profusione della storia del luogo, alla promozione delle energie rinnovabili e naturalmente alla ricettività, trasformando questa parte di convento, grazie ad una variante urbanistica, in un albergo di prestigio da 4 stelle superior o addirittura 5 stelle. Un progetto già autorizzato dalla Soprintendenza per i beni storici e che ieri è stato ufficialmente presentato alla collettività (al mattino alle autorità politiche di Provincia e Comune, nel pomeriggio a vari gruppi di arcensi) con l'illustrazione direttamente sul posto, dentro quelle mura dalla storia ultrasecolare (il convento ha oltre trecento anni di vita). Il giornale Trentino ha potuto beneficiare, giovedì scorso, di una visita in anteprima e in esclusiva, senza limiti di tempo e vincoli di spazio, con il nostro fotografo Fabio Galas autorizzato ad accedere ad ogni livello e dentro ogni stanza, ad immortalare ogni preziosità. Erano circa settant'anni che in questa parte di convento non si aggirava anima viva, eccezion fatta per un breve periodo in cui alcune stanze sono state utilizzate dalle suore per via dei lavori di sistemazione del compendio nord. Comunque di facce estranee, nei secoli precedenti, il monastero ne aveva viste ben poche. Escludendo gli addetti ai lavori, che in queste settimane hanno compiuto i sopralluoghi e ripulito i locali dopo oltre mezzo secolo di polvere, la prima visita ufficiale è stata proprio quella effettuata dal Trentino. Ad aprire le porte del convento, e a fare da cicerone a cronista e fotografo, ci ha pensato Mario Morandini, uno dei promotori dell'operazione di ristrutturazione, il cui tocco dovrà essere necessariamente molto soft, di puro consolidamento e riutilizzo intelligente degli spazi, al fine di tutelare e valorizzare gli elementi architettonici e strutturali datati 1700. Varcata la soglia del monastero si compie un autentico salto indietro nel tempo. Avventurandosi all'interno si trovano le stanze utilizzate per il lavoro delle suore, la lavanderia con il focolare per la lisciva, la “sala da ballo”, i lunghi corridoi perimetrali, il portone di accesso sul quale troneggia, appesa alla facciata esterna ed unico caso in regione, l'Aquila imperiale (era stato l'imperatore Leopoldo a finanziare la costruzione del monastero). Proseguendo oltre ci si imbatte nell'edificio riservato alle novizie (collegato con il mondo esterno) e nelle scalinate di accesso al piano superiore, dove sul maestoso corridoio (adoperato dalle suore di clausura per le preghiere della notte) si affacciano ancor oggi quelle che erano minuscole e spartane stanze da letto. Altre scalinate, poi, conducono nel sottotetto, zona inaccessibile per questioni di stabilità e di sicurezza ma eccezionalmente aperto per la visita del Trentino. Tutti gli elementi, dalle finestre alle porte fino ai pavimenti, rappresentano un patrimonio storico e culturale che non ha pari. Ma la vera ricchezza è il giardino esterno: protetto dalle grandi mura diventa un'oasi dove sono banditi rumori e ogni tipo di stress. Sullo sfondo la rupe del castello impreziosisce ulteriormente la scenografia. Un microcosmo autonomo (dotato di un piccolo mulino, ancora funzionante, e di un cimitero in cui sarà ricavata una cappella) posto a due passi dalla civiltà ma lontano anni luce dal normale scorrere del tempo, che qui si è fermato ai secoli passati e che ora è pronto ad aprirsi alla città, portando in dote un tesoro inestimabile.

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