Appello dei medici di base «Difendiamo l’ospedale»

Tione, il manifesto firmato da 25 professionisti su 36 si schiera contro la chiusura «Per noi medicina, chirurgia, pronto soccorso, ginecologia sono indispensabili»


di Ettore Zini


TIONE. Anche i medici di base delle Giudicarie, nutrono dubbi sulla volontà mantenere in vita gli ospedali di periferia. Come un potente anestetico, dai piani alti della sanità provinciale, arrivano messaggi tranquillizzanti. Così i medici rispondono con un manifesto che invita i responsabili della sanità a mantenere i servizi indispensabili anche nei centri più lontani da Trento e Rovereto.

Loro, ogni giorno, vivono la realtà a contatto di gomito. Sanno quanto anche i nosocomi di periferia sono importanti per la cura dei pazienti. Bene, dunque, una sanità impostata su strutture di eccellenza centrali. Senza però trascurare quelle più piccole, disseminate sul territorio. «In tempi meno fiorenti, la volontà di alcuni cittadini ha portato alla costruzione dell’ospedale mandamentale di Tione. Dopo più di 80 anni, mutate condizioni socio-politiche e la riorganizzazione della spesa sanitaria rischiano di minarne l’esistenza». Con questa premessa, i medici di base e i pediatri di libera scelta della valle aprono un manifesto dall’eloquente titolo: «L’ospedale che vogliamo». E’ un documento, affisso a caratteri cubitali, in tutti gli ambulatori giudicariesi.

Scopo? Sensibilizzare la popolazione e rendere edotti i pazienti dei rischi impliciti in un possibile depauperamento della “loro” struttura. «Perché – scrivono – non siano stati vani i sacrifici fatti in passato. Ma soprattutto, perché l’ospedale di Tione continui ad essere uno strumento indispensabile per gli operatori sanitari del territorio che, quotidianamente, lavorano per la salute della popolazione». L'hanno firmato 25 dei 36 medici e pediatri di famiglia. E’ una sorta di vademecum. Dove si chiede il mantenimento e il potenziamento dei servizi. «Un ospedale come quello di Tione non può prescindere dalla disponibilità minima di reparti di degenza. Siano essi di medicina, chirurgia, ortopedia o ginecologia. Come pure i servizi di diagnostica o di anestesia, a supporto del pronto soccorso e dei reparti di degenza che devono essere presidiati da operatori tutto l’arco della settimana». Il richiamo alla decisione togliere l’operatività di certi reparti nei weekend, come da tempo ha deciso l’Azienda Sanitaria, è palese.

Un secondo punto è focalizzato sul Pronto Soccorso. «Di fronte all’emergenza – scrivono i medici – non ci devono essere cittadini di serie A (asta dell’Adige) e di serie B (valli). La prima emergenza deve avere una presenza costante: sette giorni su sette, per tutte le 24 ore. Con operatori dalle competenze specifiche, in grado di gestire e stabilizzare l’emergenza nei pazienti di ogni età, e provvedere, in tempi rapidi, all’eventuale trasferimento nel centro ospedaliero di riferimento. Lo stesso vale per il 118». Infine, la diagnostica.

«Anche il reparto di radiologia – dicono i medici – va dotato di un numero adeguato di operatori. Va potenziata la presenza di medici specialisti che provengano dagli ospedali maggiori di Trento e Rovereto, per avere percorsi diagnostici rapidi e agevolati, qualora si rendano necessarie terapie che non possono essere eseguite in loco». «Nessuna volontà polemica – spiega Ivan Mussi, uno dei firmatari – ma una doverosa informazione ai nostri pazienti, perché abbiano maggior consapevolezza della realtà sanitaria locale, e siano in grado di difendersi possibili da scippi ai loro danni».













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