«Appalto portierato, dopo il giudice si muova la Provincia»

Trento. «La sentenza del giudice Flaim sull’appalto del portierato dell’Università che ha riconosciuto la condotta antisindacale delle aziende nei confronti della Uiltucs prende atto, confermando...



Trento. «La sentenza del giudice Flaim sull’appalto del portierato dell’Università che ha riconosciuto la condotta antisindacale delle aziende nei confronti della Uiltucs prende atto, confermando quanto i sindacati hanno sempre sostenuto, che in quel caso non si è trattato di un cambio appalto, ma della cessione di ramo d’azienda in quanto i lavoratori e le lavoratrici hanno continuato a fare lo stesso identico lavoro solo con inquadramenti contrattuali e salariali peggiori». Così Paola Bassetti, segretaria generale della Filcams del Trentino e Francesca Delai che per la categoria segue la vertenza, commentando positivamente la decisione del Tribunale. La questione adesso si sposta sul piano dei singoli addetti. «La sentenza segna un importante precedente. Adesso ciascun lavoratore dovrà far valere questo diritto davanti al giudice del lavoro per recuperare inquadramenti e retribuzioni pregresse – chiariscono Bassetti e Delai -. A meno che la Provincia di Trento non si assuma la responsabilità politica, in quanto titolare della gara, di intervenire su Rear e Miorelli perché riconoscano ai dipendenti lo stesso trattamento retributivo, l’inquadramento e il mantenimento delle qualifiche che avevano con il precedente gestore del servizio, cioè la Mimosa». Senza un intervento della Provincia, a febbraio ci saranno i tentativi di conciliazione sia al Servizio Lavoro per i licenziamenti sia davanti al Giudice del Lavoro per le cause promosse da 17 lavoratori individualmente e sostenute dalla Cgil per il mantenimento delle qualifiche (impiegati) e il riconoscimento delle condizioni economiche, compresi gli scatti, precedenti. «La decisione spetterà al giudice che valuterà caso per caso, a meno che non intervenga la Provincia riconoscendo l’errore del bando di gara o che le aziende non decidano di conciliare prima della sentenza». Intanto restano le condizioni in cui i lavoratori oggi svolgono il servizio. «Da luglio, oltre a percepire mediamente il 30% in meno rispetto a prima, si lavora in condizioni peggiori – denuncia la Filcams-. Chiediamo all’Università di vigilare e chiedere il rigoroso rispetto delle condizioni contrattuali». All’Ateneo il sindacato chiede anche una precisa presa di posizione in vista dei prossimi appalti che coinvolgeranno mense e pulizie.













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