ANTONELLA VALER»LA CICLISTA

TRENTO. Tra “pedoni sempre tra i piedi” e “ciclisti dalla pedalata folle”, la convivenza tra cittadini a piedi e cittadini in bici sembra divenire col tempo più difficile. Ma possibile che non si...



TRENTO. Tra “pedoni sempre tra i piedi” e “ciclisti dalla pedalata folle”, la convivenza tra cittadini a piedi e cittadini in bici sembra divenire col tempo più difficile. Ma possibile che non si riesca a trovare un accordo? Ne abbiamo parlato con Antonella Valer, presidente della cooperativa Car Sharing ed ex membro del Cda di Trentino Trasporti. Ironia della sorte, l’abbiamo rintracciata proprio nel mezzo di una pedalata nelle campagne francesi.

Ciclisti e pedoni fanno fatica a convivere. Perché?

Il problema fondamentale è la promiscuità tra ciclisti e pedoni, dovuta al fatto che la bicicletta è vista più come un oggetto di svago che come un mezzo di trasporto. La cosa fondamentale è che non manchi mai il rispetto reciproco, a prescindere dai diritti e doveri di ognuno: se vedo un bambino sul percorso rallento, anche se ho diritto a mantenere la velocità.

Il consigliere comunale di Rovereto, Ruggero Pozzer, ha proposto un limite di velocità di 10 km orari per le biciclette, nei tratti e negli orari in cui le piste ciclabili sono più affollate. Lei cosa ne pensa?

È un messaggio sbagliato, che alimenta la “guerra tra poveri”, dove i poveri sono i soggetti che si impegnano per una mobilità sostenibile. Sia i pedoni che i ciclisti devono essere messi nella condizione di circolare in sicurezza. La bicicletta, però, resta un mezzo di trasporto usato anche per la sua velocità. Mettere un limite significa disincentivarne l’uso, quando invece dovrebbe essere più diffuso. Ai ciclisti deve essere garantita anche la possibilità di muoversi velocemente.

L’assessore Beppino Graziola ha proposto di separare i percorsi pedonali da quelli ciclistici. Così il problema si risolverebbe?

Sicuramente migliorerebbe le cose, anche perché pedoni e ciclisti rappresentano entrambi due categorie di persone che si muovono senza inquinare. Qui in Francia le piste ciclabili sono sulla carreggiata, in competizione con le automobili più che con i pedoni. Il percorso ciclo-pedonale, al contrario, finisce spesso per mettere in difficoltà chi si muove a piedi.

Oltre al miglioramento del piano urbanistico, c’è altro su cui si potrebbe lavorare?

Innanzi tutto bisogna investire sulla cultura: accade troppo spesso che le auto parcheggino o sostino momentaneamente sulla pista ciclabile, bloccando il passaggio. E poi c’è un disegno di legge di iniziativa popolare, proposto per migliorare il codice della strada in favore della mobilità in bicicletta, che però non si sa perché è fermo da mesi in terza commissione. Forse si potrebbe partire da lì.

(gi.fu.)













Scuola & Ricerca

In primo piano