sanità

Anestesisti, in valle tornano i primari

La giunta cambia rotta per Cavalese, Tione, Arco e Borgo: servono 6-8 medici per ospedale, dal concorso ne sono usciti 4


di Chiara Bert


TRENTO. Negli ospedali periferici di Cavalese, Tione, Arco e Borgo Valsugana torneranno i primari di anestesia e rianimazione, un modo con cui la Provincia punta a ripristinare la presenza degli anestesisti h24 e a ridare un certo appeal agli ospedali di valle dove non si trovano medici disponibili ad andare a lavorare: per garantire la copertura di tutta la giornata servono tra i 6 e gli 8 anestesisti ad ospedale, al momento - dopo il concorso bandito a dicembre - siamo fermi a un anestesista per ospedale.

La decisione è stata annunciata ieri dall’assessore alla salute Luca Zeni: la giunta provinciale ha scelto di cambiare rotta e di estendere la struttura complessa di anestesia e rianimazione, che oggi è presente solo negli ospedali di Trento, Rovereto e Cles. Negli altri quattro ospedali (Cavalese, Tione, Arco e Borgo) le attività di Pronto Soccorso sono garantite all’interno dell’«area funzionale omogenea medica» h24, mentre per l’area omogenea chirurgica gli indirizzi sul riordino della rete ospedaliera prevedono l’affidamento di almeno un mandato di eccellenza in ambito provinciale in ogni ospedale periferico. All’Azienda sanitaria è stato dato mandato di emanare i bandi per i primariati e di riaprire i concorsi per gli anestesisti.

Il problema è esploso lo scorso novembre con l’entrata in vigore della nuova norma nazionale sul riposo dei medici (tetto di 48 ore settimanali e 11 ore di stop obbligatorio tra un turno e l’altro), che ha fatto mancare di colpo oltre 80 turni, 40 coperti da medici gettonisti e altrettanti da personale dell'Azienda sanitaria. Provincia e Azienda avevano messo a punto una riorganizzazione d’urgenza: trasferimento di notte delle urgenze gravi (i codici rossi) con l'elisoccorso all'ospedale di riferimento (Trento, Rovereto e Cles, dove viene mantenuta la copertura sia degli interventi programmati che in urgenza); e, vista la mancanza di anestesisti, trasferimento delle partorienti in orario notturno (dopo le 20) e nei weekend dai punti nascita di Cavalese, Tione e Arco verso Trento, Rovereto e Cles.

Un piano duramente criticato da sindaci e operatori degli ospedali. «Oggi quattro ospedali non hanno la reperibilità notturna degli anestesisti - ha spiegato ieri l’assessore Zeni - e da parte degli operatori sanitari è emersa forte la necessità di ripristinarla, perché la figura dell’anestesista è considerata una presenza indispensabile che dà tranquillità a tutto il personale».

Il problema è che gli anestesisti pronti a lavorare nei piccoli ospedali di valle non si trovano, e la difficoltà non è cosa di oggi. L’esito del concorso per anestesisti bandito appositamente per far fronte alla norma sui riposi, e chiuso il 30 dicembre scorso, è stato sconfortante: si era partiti con «un numero abbastanza alto di candidature», ha riepilogato Zeni, «numero che poi si è ridotto moltissimo perché in tanti hanno optato per altri ospedali in giro per l’Italia, visto che tutte le Regioni si sono messe a cercare anestesisti per garantire i turni».

Risultato finale: al momento ci sarebbe un solo anestesista per ospedale, quando per garantire la copertura 24 ore su 24 «ne servono tra 6 e 8», ha detto ieri l’assessore. Proprio per incentivare le domande, e dunque rendere più attrattivi gli ospedali di valle, la giunta ha deciso di ripristinare i primari: sarà fatto un bando ad hoc, e saranno riaperti i concorsi per gli anestesisti. «Il primario è un punto di riferimento, rappresenta una possibilità di crescita professionale e una garanzia di continuità organizzativa», ha spiegato Zeni. Si tratterà ora di capire se l’equazione primari-giovani medici funzionerà davvero.













Scuola & Ricerca

In primo piano

Film Festival

Lo scioglimento dei ghiacciai nella poetica del teatro trentino

La Stagione Regionale Contemporanea si conclude con “Rimaye” di AZIONIfuoriPOSTO, che stasera (3 maggio) darà spazio a un’indagine su ciò che è destinato a sparire e alla sua eredità, mettendo in relazione corpi umani e corpi glaciali. Entrambi infatti sono modificatori di paesaggio e custodi di memorie


Claudio Libera