Anestesisti, 44 domande per tre posti da primario

Chiusi i bandi per gli ospedali di Rovereto, Cavalese e Tione: la Provincia punta sull’effetto-traino per i giovani medici (pochi e quasi tutti del Sud)


di Chiara Bert


TRENTO. La Provincia chiama, i primari anestesisti rispondono. Quantomeno più dei medici anestesisti, che di questi tempi valgono oro: sono pochi, con una specializzazione che dura 5 anni, e tutti gli ospedali d’Italia li cercano. Venti domande per il primariato dell’ospedale di Rovereto (dove lo scorso settembre è morto il responsabile e attualmente c’è a scavalco quello di Arco), 14 per l’ospedale di Cavalese, 10 per quello di Tione. Questo l’esito dei bandi che si sono chiusi la settimana scorsa, il 18 maggio. Nei prossimi giorni l’Azienda sanitaria bandirà il concorso per l’ospedale di Borgo Valsugana e saranno nominate le commissioni esaminatrici.

La decisione di ripristinare i primari di anestesia e rianimazione negli ospedali di valle era stata presa dalla giunta provinciale a fine marzo: un cambio di rotta, dopo averli tolti, mossa dall’obiettivo di riuscire a garantire la presenza degli anestesisti h24 ridando appeal alle strutture periferiche dove si faticano a trovare medici disponibili ad andare a lavorare. I primari come traino per i giovani anestesisti e come figura di riferimento per tutto l’ospedale in un settore delicato come la rianimazione.

Il problema degli anestesisti è esploso lo scorso novembre quando è entrata in vigore la nuova norma nazionale sui riposi dei medici, che ha imposto un tetto massimo di 48 ore settimanali e 11 ore di stop tra un turno e l’altro, facendo mancare di colpo oltre 80 turni, di cui la metà veniva coperta da medici gettonisti e l’altro 50 per cento da personale dell’Azienda sanitaria.

La conseguenza è stata una riorganizzazione d’urgenza - criticatissima - che oggi garantisce l’anestesia-rianimazione solo durante il giorno, mentre di notte e nei weekend le urgenze gravi (i codici rossi) vengono trasferite con l’elisoccorso a Trento, Rovereto e Cles, così come le partorienti dopo le 20. Per tornare alla copertura completa - obiettivo che l’assessore alla sanità Luca Zeni ha più volte ribadito sia agli amministratori locali sia rispondendo a interrogazioni - l’Azienda sanitaria, su mandato della giunta, ha bandito concorsi ad hoc per gli ospedali di valle, non solo per anestesisti ma anche per le figure di ginecologo, pediatra e neonatologo. Per quanto riguarda in particolare gli anestesisti, l’esito è stato ampiamente sotto le aspettative, tanto che i termini dei bandi sono stati riaperti: si era partiti con un numero relativamente alto di candidature (14 per Arco, 13 per Cavalese, 11 per Tione), ma via via il numero si è ridotto perché molti hanno optato per altri ospedali in altre città d’Italia, visto che tutte le Regioni si sono lanciate a caccia di anestesisti per coprire i turni. Il risultato, dopo la selezione, è stato sconfortante: un solo anestesista per Cavalese, uno per Tione, uno per Cles, due per Arco (ma un candidato è lo stesso per tre ospedali).

Scorrendo le domande, salta agli occhi che la gran parte dei candidati (età compresa tra i 33 e i 47 anni) viene dal Sud Italia: Palermo, Napoli, Reggio Calabria, Catania, Caserta, San Giovanni Rotondo, Gragnano, Martina Franca, Roma. Nel caso di Tione però l’unica selezionata, classe ’77, è anche l’unica candidata trentina, originaria proprio di Tione. «Bene rimettere i primari, ma non basterà perché la mancanza di medici è un problema strutturale», ha avvertito Alberto Mattedi, responsabile sindacale dei medici anestesisti. Non resta che aspettare per capire se l’equazione più primari-più giovani medici funzionerà davvero.

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