Andreatta si piega ai suoi: «Ascolterò di più i partiti»

Dopo lo scivolone in consiglio con la bocciatura della sua delibera sul personale il sindaco fa autocritica: «Sì al confronto, ma niente dimissioni e rimpasto»


di Luca Marognoli


TRENTO. Il sindaco Andreatta va a Canossa. La bocciatura della delibera sulla riorganizzazione del personale è stato «un segnale politico» - afferma - che non ha intenzione di lasciare inascoltato. Da qui la promessa ai partiti di maggiore coinvolgimento. «Ma niente dimissioni e rimpasti».

Sindaco, come sta vivendo questi giorni di alta tensione nella maggioranza?

Innanzitutto non c'è alta tensione. Si è verificato sicuramente un incidente di percorso: affrontiamo la cosa con la dovuta attenzione, anche con un po' di preoccupazione. Peraltro io non ho nessuna intenzione di dimettermi, perché non l'ho mai pensato né comunicato ad alcuno. Secondo, non ho mai pensato all'ipotesi di un rimpasto. Credo che la gente veda che le cose vanno complessivamente bene e pensi a una questione più partitica che politica.

Più persone l'avrebbero sentita sfogarsi minacciando le dimissioni. Ma con lo scopo di dare un avvertimento agli alleati come Patt e Cantiere: se mi mandate a casa, poi la responsabilità è tutta vostra!

Capisco, ma sarebbe un ricatto e io non sono il tipo che ricatta. A parte che è successo con voto segreto e sarebbe complicato attribuire responsabilità.

Voto segreto che lei, e questo lo ammetterà, non le piace affatto. Lo ha detto chiaramente.

Ho detto che in un voto segreto non dovrebbe esserci una scelta che va a mettere in difficoltà la maggioranza e a favorire la minoranza. Mi sembrava che ci fosse stata poca responsabilità in questo gesto. Ma, aldilà di questo, se devo pensare a questi mesi non vedo problemi aperti. Sono arrivate tre importanti opere pubbliche: il terzo lotto del parco di Melta, la pavimentazione di piazza S.Maria e la biblioteca dei ragazzi. Poi la bellissima festa dei diplomi con l'Università, la firma del protocollo d'intesa con Fbk, il buon rapporto instaurato con gli agricoltori, gli artigiani, l'Unione commercio...

Come può pensare di governare 5 anni rischiando di andare sotto ad ogni delibera? Una soluzione va trovata...

Abbiamo questo incontro mercoledì, con tutti i segretari delle forze politiche e i capigruppo. Mi pare che qualcuno chieda di aggiustare un po' il metodo, in particolare che ci sia da parte mia più ascolto e collegialità. Ho sempre cercato di coinvolgere i partiti per fare sintesi e guidare la città assieme. Se però mi viene chiesto di discutere di più e confrontarsi sulle criticità io ci sono. Il metodo si cambia.

Il Patt è tra chi si lamenta di ciò: non ci serve un Napoleone, dice Pattini. Si sente tale?

Né un Napoleone né una persona superba. Dovendo guidare una maggioranza devo esercitare il mio ruolo anche con determinazione ma sono uno che ascolta e cerca di mediare fino all'ultimo.

Castelli invece è stato più duro: l'ha accusata di avere spaccato i partiti mettendo in giunta i trombati.

Io mi sono assunto le mie responsabilità, cercando di fare una giunta con persone che ritengo appassionate e competenti. Sono certo che alla città daranno tanto. Però chiediamo l'aiuto di tutti. Anche i partiti devono dare il loro contributo: io chiedo che facciano sintesi al loro interno.

Quella di Castelli suona più come una minaccia: se non sta attento, può non andare lontano.

Non credo. Ho avuto modo di incontrarlo per un colloquio di quasi due ore. Su alcune cose ci siamo capiti, su altre avremo modo di farlo in futuro.

Come spiega il voto di mercoledì: è stata un'imboscata?

È stato un voto inaspettato. Un segnale politico: non aveva molto a che fare con una delibera che guardava avanti e migliorava le cose.

Non le sembra che tutto sia nato per le “careghe”.

Io non entro in queste valutazioni. Sono state fatte delle scelte: ora si tratta di andare avanti, ma su qualsiasi tema sono pronto a confrontarmi.

Cosa vuole fare da grande, sindaco? Pensa già alla Provincia?

Tutti sanno che intendo concludere la mia esperienza politica a Palazzo Thun.

Il suo predecessore diceva la stessa cosa ma cambiò idea.

Ho detto che questa è la mia scelta e questa sarà.













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