Andreatta dice sì a nuove deleghe

Al vertice di maggioranza anche un monito: «Attenti all’effetto amministrative». L’Upt: «Basta assessori servili»


di Luca Marognoli


TRENTO. Ha aperto sulle deleghe, ma anche sventolato il fantasma delle amministrative ieri sera il sindaco Alessandro Andreatta, nell’atteso vertice di maggioranza con i capigruppo e i segretari cittadini di Pd, Cantiere/Upt/ Idv, Patt, Verdi e Socialisti. Via libera dunque alla designazione di due consiglieri delegati e disponibilità a cambiare, purché questo vada in direzione di un miglioramento e ci sia responsabilità e collegialità nelle scelte. Con il monito a salvare la legislatura, «patrimonio» prezioso in un momento in cui soffia un vento di protesta che potrebbe travolgere anche Palazzo Thun. In più, attenzione a chi, come i giovani, vuole vivere la città, ma anche proporre suggerimenti utili e creativi.

Sui temi, dal Prg alla sicurezza, dalla mobilità al decentramento, Andreatta si è messo in una posizione di ascolto, lasciando la parola ai partiti. Che hanno ribadito posizioni già note. Il più duro è stato Carlo Filippi, segretario dell’Upt, che ha chiesto spazio in giunta per i suoi (Panetta o Castelli), ma non solo: «Il discorso è complessivo», ha spiegato entrando a Palazzo Thun. «Il problema è anche la gestione della città, nel programma e nel metodo». Per Filippi Andreatta e la sua squadra hanno fatto poco: «In giunta ci vuole gente con i c... Gente che sia autonoma e non servile al sindaco». Poi ha aggiunto. «Nessuno vuol far cadere l’esecutivo, ma il sindaco deve voler fare autocritica». E i franchi tiratori? «Non so se fossero nel nostro gruppo - ha risposto -: non faccio il confessore».

Paolo Serra, capogruppo del Pd, è tornato sul rischio urne: le amministrative - ha detto - «sono state un segnale, a suo modo rumoroso, quanto il silenzio degli astenuti», del disagio dell’elettorato. Poi ha avvisato: «Non c’è più nessuna certezza politica e una crisi al buio in questo momento sarebbe tragica». Per Serra, il passaggio che sta attraversando la coalizione è come il pit-stop di un’auto che, una volta fatte le opportune regolazioni (leggasi rimpasto, se richiesto), può tornare a ripartire con slancio dopo l’estate.

Articolato il discorso del sindaco Andreatta: «Dobbiamo capire se ci siamo sul nostro progetto. In primo luogo serve una verifica dei compagni di viaggio, la coalizione: vogliamo andare avanti insieme? Secondo: il programma, costruito assieme l’anno scorso in quattro mesi. Va bene? Se sì possiamo indicare delle priorità più forti, sulle quali accelerare e darci una tempistica: i partiti le indichino. Terzo: le persone che incarnano il programma: il sindaco - che è disponibile, ha lavorato e intende continuare a farlo - è ancora il leader di questa coalizione, ma con lui ci sono anche gli assessori, i consiglieri, i capigruppo: tutti hanno un ruolo importante». Secondo Andreatta «è possibile immaginare due consiglieri delegati: l’ho sempre saputo, però bisogna che ci sia una compattezza e una condivisione per poterli indicare».

Il sindaco ha insistito sulla necessità di ritrovare unità: «Va fatta una verifica su tutto questo: vogliamo essere leali (la parola fedeli suona male e ci richiama qualcosa del passato)? Crediamo in questa sincerità a cui tutti hanno fatto appello? Bene, se siamo leali vediamo di andare avanti. Come procedere? I partiti suggeriscano, dicano loro che cosa vogliono. Io sono qui per ascoltare».

Poi un riferimento ai rischi derivanti dalla disgregazione: «Se si va avanti così, c’è un logoramento che fa male al sindaco, alla giunta ma anche alla maggioranza e alla città. È chiaro che la minoranza ha buon gioco di fronte a una non compattezza, quindi chiedo che sia ribadito il sostegno in chi ha ricevuto la fiducia dei cittadini. Vincere al primo tutto abbiamo visto che è difficilissimo al giorno d’oggi: quindi abbiamo un patrimonio che non vorremmo buttar via, semmai valorizzare».

Andreatta ha ribadito la sua «apertura al cambiamento: da parte mia questa disponibilità ci sarà sempre, se si ritiene che il progetto funzioni meglio con qualche modifica».

Secondo il sindaco «ci vogliono però un di più di responsabilità delle persone e anche dei partiti, un di più di collegialità che si riassume nella semplice parola “insieme”, e infine una collaborazione operativa nella quotidianità: per portare avanti il progetto bisogna che ci siamo tutti». «Io non mi intrometto nella vita dei partiti - ha aggiunto - perché non credo che il sindaco abbia questo compito. Se ci sono all’interno di essi, devono essere loro a cercare di risolverli: non è che si scaricano sul sindaco, che deve pensare a far funzionare la città».

Infine un accenno importante ai giovani: «A chi ogni tanto afferma che questa è una città che dice più no, vorrei rispondere che quella che voglio è una città dei sì e delle opportunità. Qualche volta dire no a qualcuno vuol dire sì a molti altri. Nel rispetto delle norme si possono fare tante cose e dare possibilità a tante persone che hanno idee positive. Il riferimento possono essere i giovani e la musica: vogliamo essere attenti a tutti, perché tutti possano trovarsi bene e stare con gli altri».













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