TRAGEDIA SULL'OTTOMILA

Andrea Zambaldi travolto e ucciso da una valanga in Tibet

Il manager con un lungo passato in Trentino era assieme a Sebastian Haag: entrambi lavoravano a Bolzano in Salewa. Stavano scalando lo Shisha Pangma



TRENTO. Doveva essere una corsa contro il tempo su e giù da due Ottomila con in mezzo una pedalata di oltre 170 chilometri. Il loro viaggio si è fermato ieri mattina presto (ora tibetana) a cento metri dalla prima vetta, quella dello Shisha Pangma, quando una valanga si è staccata e li ha travolti, scaraventandoli fuori da una parete che cade a piombo per seicento metri.

La spedizione era quella del “Double-8”, la scalata in velocità di due vette senza mezzi di trasporto: una sfida che prevedeva la discesa entro ieri dallo Shisha Pangma per poi saltare in sella di una bicicletta per percorrere i centosettanta chilometri di distanza che li separavano dal Cho Oyu, il secondo gigante da scalare, tutto entro una settimana. Spedizione sponsorizzata dalla Dynafit, l’azienda del gruppo Salewa specializzata in articoli per lo scialpinismo, e durante la quale erano in fase di test anche certi prodotti speciali supertecnici che dovrebbero essere immessi sul mercato nel prossimi mesi.

Il gruppo in scalata era composto da Andrea Zambaldi, manager veronese con un lungo passato in Trentino dove gestiva un negozio di sport in via Lung'Adige Leopardi, Benedikt Böhm e Sebastian Haag, i primi due dipendenti del gruppo Salewa e il terzo consulente per i test di prodotto. A loro si erano aggiunti per l’impresa, dopo un incontro al campo base, il mito dell’alpinismo Üli Steck e la guida Martin Maier.

Quando la valanga si è staccata dalla vetta, ha centrato Zambaldi e Haag, scivolando di fianco agli altri, che hanno visto i loro compagni essere spazzati via e precipitare nel vuoto. Per quattro lunghe ore, e con l’intervento del soccorso alpino tibetano, il gruppo ha tentato di ridiscendere al livello della base della parete per partecipare alle ricerche, per poi essere costretta a rinunciare e riprendere da oggi. I corpi non sono stati ancora ritrovati.

Il fax della notizia è stato trasmesso direttamente dal campo base tibetano agli uffici della Salewa, con un resoconto dettagliato delle difficoltà riscontrate durante la scalata notturna: quando il maltempo ha preso il sopravvento e la situazione è decisamente peggiorata il gruppo si muoveva già intorno ai settemila metri di quota, ed ha tentato il rush finale.

A portare la notizia della scomparsa del giovane figlio alla famiglia Zambaldi è stato Heiner Oberrauch in persona, che durante la giornata ha visitato a Verona i suoi genitori. Single e senza figli, Andrea era un “ironman” appassionato di montagna e natura, un atleta eclettico con una storia di scalate ed esperienze estreme dalle Ande alla foresta tropicale filippina, ed il ruolo di marketing manager di Dynafit.

Teneva un blog di viaggio in cui aggiornava i suoi lettori sull’avanzamento della spedizione. Il suo ultimo post, prima di avviarsi verso l’ultimo tratto di scalata diceva: «La neve rende l’avanzata molto dura. Nelle parti più ripide si sprofonda fino all’anca o al torace. Tra poco vedremo l’ultima parte dello Shisha Pangma. Speriamo che la montagna ci dia una possibilità di salita». E ancora: «È davvero faticoso! I miei polmoni sono affaticati. Ci sono un sacco di crepacci, dobbiamo stare molto attenti».













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