Altri 280 mila euro a ogni consigliere

È arrivato il doppio bonifico per i rieletti e gli ex: 68 mila di indennità di fine mandato e 210 mila di restituzione contributi Fondo pensione


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Natale è già passato da un pezzo, ma ai consiglieri provinciali, compresi gli ex, il regalo è arrivato qualche giorno fa sotto forma di un doppio bonifico bancario. E che regalo. 280 mila euro netti versati dalla Regione per l’indennità di fine mandato e la restituzione dei contributi che erano stati versati al Fondo pensione durante la consiliatura finita lo scorso ottobre. Un cadeau che gonfia le tasche dei consiglieri e mostra come ancora molti privilegi siano ben lungi dal morire, nonostante la meritoria opera di riduzione delle indennità e dei rimborsi spese intrapresa dal presidente del Consiglio Bruno Dorigatti. Tutti i consiglieri uscenti, anche quelli riconfermati, si sono trovati sul conto corrente la bella, per loro, sorpresa. Una sorta di doppio trattamento di fine rapporto. Una cospicua sommetta se si pensa che un impiegato di banca per guadagnare 280 mila euro netti ci impiega 12 anni. I consiglieri provinciali, invece, se li trovano dopo che hanno incassato 5.500 euro al mese di indennità per 5 anni. Con tanti saluti alle persone normali che faticano ad arrivare alla fine del mese.

Indennità di fine mandato. A tutti i 35 consiglieri provinciali della consiliatura 2008/2013 è stato fatto un primo versamento di circa 68 mila euro netti a testa a titolo di indennità di fine mandato. Quando venne istituita, si pensò a una sorta di aiuto al consigliere per tornare alla vita “civile”, ovvero alla sua attività di prima, sempre che il consigliere l’avesse lasciata. L’indennità viene alimentata attraverso una trattenuta in busta paga di circa 1.100 euro netti al mese (le cifre variano in base al carico familiare del singolo consigliere). In altre parole si tratta di una specie di salario differito. La Regione mette da parte per conto del consigliere il 10 per cento della sua indennità lorda e gliela restituisce a fine mandato. In totale si arriva appunto a circa 68 mila euro netti per i 5 anni di consiliatura.

Fondo pensione. Ma l’indennità di fine mandato non è che l’antipasto. Infatti i consiglieri provinciali hanno incassato altri 210 mila euro netti che avevano accumulato con il Fondo pensione. Per spiegare il perché bisogna dare uno sguardo al recente passato. Con la riforma votata alla fine della penultima legislatura è stato eliminato il vitalizio dei consiglieri. Si trattava di una specie di pensione corrisposta per tutta la vita a partire, a seconda della normativa in vigore quando il consigliere era in carica, dai 50 o dai 60 anni. Via via il vitalizio venne modificato con l’inserimento di norme più restrittive come quella che prevedeva che venisse corrisposto solo ai consiglieri che avessero fatto almeno due mandati. Da ultimo veniva alimentato attraverso una trattenuta in busta paga del consigliere pari al 30 per cento della sua indennità e un versamento, sempre del 30 per cento, da parte della Regione. Nella penultima legislatura, però, di fatto è stato abolito. La quota della Regione è scomparsa ed è rimasto il 30 per cento di trattenuta a carico del consigliere. A un consigliere semplice, ovvero senza cariche, all’inizio della scorsa legislatura veniva trattenuta una somma di circa 3.258 euro netti al mese sotto la voce “previdenza”. Questi soldi vengono versati a un apposito fondo pensione gestito dal Laborfonds. Quando l’attuale riforma era in discussione si era parlato a lungo di questo punto. La proposta iniziale era che non fosse possibile ritirare il gruzzoletto derivante dall’accantonamento con il fondo pensione prima dei 65 anni. La ragione è presto intuibile. Per permettere la creazione di una somma consistente in grado di rispondere ai vari prelievi dei consiglieri è necessario stabilire una durata minima dell’investimento. Accade per tutte le persone normali che decidono di farsi una pensione integrativa. Possono ritirare la somma versata solo dopo un po’ di anni o raggiunta una determinata età. Per i consiglieri provinciali questa regola non vale. Così tutti quelli che hanno voluto i soldi in contanti li hanno avuti, sia che fossero stati rieletti o meno. Qualcuno, soprattutto tra quelli che hanno avuto la fortuna di tornare in Consiglio, ha deciso di lasciare quella somma al Fondo pensione nella speranza che maturino interessi soddisfacenti. Ma la maggior parte ha preferito incassare. Ecco così che si è materializzato il doppio “regalo” di Natale in ritardo.

Un esborso di 13 milioni. I 280 mila euro sono stati versati a tutti i consiglieri semplici. A chi rivestiva cariche nella scorsa legislatura sono state versate indennità maggiori. Basti ricordare che il presidente della giunta provinciale prende il 50 per cento in più rispetto a un consigliere e gli assessori il 30 per cento in più. Considerando che nella scorsa legislatura c’era il cosiddetto sistema delle porte girevoli, il calcolo del costo totale delle indennità di fine mandato e del fondo pensione è presto fatto. Basta moltiplicare 280 mila per 42, ovvero per i 35 consiglieri (di facevano parte anche il presidente e il vicepresidente della giunta) e per i 7 assessori non in consiglio. Per presidente, vice e assessori bisogna ricordarsi dell’indennità maggiorata. Ecco così che si arriva a un costo che si avvicina ai 13 milioni di euro per indennità di fine mandato e fondo pensione.

Un mandato vale 650 mila euro netti. Somme queste che mostrano ancora una volta come essere eletti in Consiglio provinciale equivalga a vincere al Superenalotto. Bastano 5 anni per vedere la propria vita cambiata, almeno dal punto di vista economico. All’inizio della passata legislatura, i consiglieri prendevano una busta paga netta mensile di poco superiore ai 6 mila euro. Poi il netto è stato ridotto a circa 5.500 euro. Ma quello non è che la punta dell’iceberg. Di fatto, un consigliere prende quasi 11 mila euro netti al mese. Anche qui il calcolo è facile. Ai 5.500 euro in busta paga, si sommano i 1.100 di indennità di fine mandato, i circa 3.258 di accantonamento per il fondo pensione e i 700 euro di rimborsi spese onnicomprensivi previsti dalla riforma Dorigatti introdotta alla fine della scorsa legislatura. In precedenza i rimborsi erano molto più consistenti. Da considerare che il calcolo di 650 mila euro è per difetto dal momento che si devono anche sommare a questa cifra i rimborsi per il consiglio regionale e i soldi per i gruppi sempre del consiglio regionale. Senza considerare, poi, l’ufficio da 60 metri quadrati e le segretarie pagate con soldi pubblici per ogni consigliere.

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