Allevatori e grandi predatori: Cavada chiede sostegno

Val di fiemme. «È ormai quotidiano il grido di disperazione che si leva dagli allevatori e dai pastori, sempre più spesso vittime di predazioni da parte di grandi carnivori, in special modo di lupi»....



Val di fiemme. «È ormai quotidiano il grido di disperazione che si leva dagli allevatori e dai pastori, sempre più spesso vittime di predazioni da parte di grandi carnivori, in special modo di lupi». Sono le parole del consigliere provinciale della Lega, Gianluca Cavada, che in una delle ultime sedute ha difeso a spada tratta gli allevatori e ha invitato la Provincia a proseguire l’opera di sostegno economico perché gli allevatori restino ancora sulla montagna. «Giornalmente si sentono notizie di animali sbranati, uccisi o gravemente feriti e di imprenditori disperati per l’incolumità del loro bestiame e della loro attività – ha aggiunto il consigliere Cavada - Tutto ciò, oltre al danno economico diretto, porta con sé un rischio ancora più angosciante, ossia l’abbandono degli alpeggi. Le montagne e i prati del nostro Trentino si presentano in tutto il loro fascino anche perché c’è chi ogni giorno cura i pascoli, percorre i sentieri e pulisce il bosco, contribuendo a dipingere quel quadro che ammalia i turisti provenienti da tutto il mondo, i quali entrano in contatto un pezzo di storia che, almeno per ora, nella nostra terra non è stato ancora dimenticato. Un abbandono massiccio degli alpeggi significherebbe quindi perdere il contributo straordinario che questi uomini e queste donne danno al turismo della nostra Provincia. Altra conseguenza negativa di questa situazione di incertezza di molti giovani che vorrebbero avvicinarsi a queste attività, ma finiscono per rinunciarvi, scoraggiati dagli ormai eccessivi “rischi del mestiere”, spesso liquidati dai benpensanti come casi isolati o, peggio, come fenomeni naturali. La Provincia ha sempre dimostrato agli allevatori la sua vicinanza e il suo supporto attraverso la fornitura di reti e di recinti, anche grazie al prezioso contributo del Corpo Forestale, ma oggi è chiaro che questo non è più sufficiente: questi lavoratori non chiedono né mance né agevolazioni ma pretendono di poter svolgere la loro attività con serenità e tranquillità, senza essere costretti a vivere nella paura. Non possiamo più aspettare! Ho avuto modo di incontrare alcuni allevatori colpiti da queste predazioni e mi sono recato in visita a Malga Agnellezza dove mi sono confrontato con una guardia forestale e abbiamo convenuto che il problema c’è, che gli allevatori devono mettere in atto tutti i dispositivi di protezione, ma che è anche tempo che la Provincia, che so essere sensibile al tema, predisponga un piano strutturato e condiviso per arginare questo grave problema: lasciamo i pastori in montagna senza costringerli a diventare gendarmi». L.CH.















Scuola & Ricerca

In primo piano