Alcol fuori pasto, il record trentino

Tre su quattro esagerano con vino e liquori, mettendo a rischio il loro fegato


Robert Tosin


TRENTO. Tre maschi trentini su quattro bevono fuori pasto e non solo vino. Ci vanno pesante anche con aperitivi alcolici e liquori. La fotografia dell'Istat che ieri ha diffuso i dati sul consumo di alcolici in Italia vede il Trentino nelle poco allegre posizioni di vertice. Preoccupa sempre di più la diffusione del vizio tra i giovanissimi e tra le donne.
I dati sono impietosi e accomunano Trentino e Alto Adige. Complessivamente, l'80 per cento della popolazione che ha più di 11 anni ha un qualche tipo di rapporto con l'alcol. Poco o tanto, insomma, beve prodotti a gradazione. Crolla il luogo comune che i trentini si affoghino nel vino. Non è quella la bevanda preferita o, meglio, non è la sola. Ci sono regioni che apprezzano di più il "nettare di Bacco" come Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli, Toscana e altre ancora. Anche sul consumo giornaliero altre regioni vanno più forte: il mezzo litro quotidiano infatti lo consumano più facilmente in Molise o in Basilicata (il 6 per cento), oppure in Valle d'Aosta. In provincia invece "solo" il 3 per cento consuma oltre mezzo litro di vino al giorno. Più apprezzata invece la birra, tanto da presentare una percentuale di estimatori quotidiani piuttosto alta, il 5,4 per cento.
Il risultato poco invidiabile dei bevitori fuori pasto condiviso con Bolzano riguarda soprattutto gli uomini, ma comunque anche tra le donne la percentuale non è trascurabile: il 40 per cento, cifra superata da altre regioni. Preoccupante invece il 52,6 per cento delle donne altoatesine che dichiarano di bere fuori pasto, dieci punti percentuali oltre la Liguria, seconda in questa speciale classifica.
Anche i numeri assoluti fanno colpo. In Trentino 304 mila persone sopra gli 11 anni nel corso dei dodici mesi bevono alcolici; 125 mila di questi lo fanno tutti i giorni. E non solo vino, dicevamo. I trentini sono grandi consumatori di aperitivi e amari. In quest'ultimo caso non proprio al top della classifica ma tra i primi, così come per il consumo di liquori in genere. Ma se nelle altre regioni il liquore viene preso ai pasti, magari come degna conclusione di un pranzo o una cena tra amici, in Trentino c'è il vizio abbastanza diffuso di trangugiarlo lontano dai pasti. La percentuale del 38,5 per cento segue solo quella che si registra a Bolzano e in Friuli.
In un simile clima di facile approccio all'alcol è ovvio che il rischio della degenerazione è ad un passo. E in effetti da questo punto di vista l'indagine dell'Istat è impietosa. Il 36,4 per cento dei trentini maschi assume più o meno frequentemente comportamenti di consumo a rischio, sfora cioè quelli che sono gli atteggiamenti "controllati" del bere. La cifra è molto alta e segue di poco quella registrata in Molise e in Valle d'Aosta. Ha superato la media nazionale anche il consumo "smodato" da parte della donna trentina. E comincia a fare paura anche l'"ubriacatura lampo", cioè il consumo di molto alcol in poco tempo, classico delle sbornie serali quando nel giro di poche ore si scolano sei o più bicchieri. Questo vizio tocca un maschio trentino su 4. La percentuale complessiva del 14,6 per cento è una delle più alte d'Italia, al quarto posto dopo quelle di Bolzano, Lombardia e Molise.

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