Albert: «La forza della corrente ci ha traditi»

Graziola era sulla zattera con Benedetti: «Mi sono buttato in acqua e non ho visto più nulla»



ROVERETO. «E’ impossibile. Non si può, non così». Albert Graziola era sulla zattera dell’Oratorio assieme a Marco Benedetti. L’unico dell’equipaggio ad aver trovato la forza si salire fino a Villa, per verificare di persona cosa ci fosse di vero nelle notizie che si rincorrevano e smentivano ormai da mezz’ora sul ritrovamento del corpo del suo amico. «Eravamo appena partiti, ci stavamo avvicinando al ponte. La corrente ci ha sorpresi e quando ci siamo resi conto della forza con la quale ci spingeva verso il pilone, non c’è più stato verso di evitarlo. Io sono saltato pochi metri prima di sbattere. E non ho più visto nulla. L’acqua mi portava via veloce, sono arrivato a sponda da solo, molto a valle. Ma mi sono subito preoccupato degli altri. Ho gridato ai pompieri, che scendevano con due miei compagni a bordo. Mi hanno detto che era tutto a posto, di arrangiarmi ad arrivare a Sacco che loro non mi potevano imbarcare lì. Ho dato per scontato che anche Marco, come me, fosse uscito da solo dal fiume. Tutti lo abbiamo dato per certo». Questione di attimi forse troppo concitati per mantenere la lucidità necessaria. Sicuramente da parte degli altri membri dell’equipaggio, ma anche per gli spettatori, sempre numerosi al ponte di Nomi e al vicinissimo bici grill, nessuno dei quali ha dato l’allarme. «Marco era il più esperto di noi. Alla quinta o sesta zatterata del palio. Era assolutamente preparato, sia fisicamente che mentalmente. Deve essere stato colpito dalla zattera quando si è impennata contro il pilone, in qualsiasi altra condizione sarebbe uscito dal fiume con le proprie forze».













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