«Albere dimenticate, ritiro le mie opere»

La clamorosa protesta dell’artista Paolo Vallorz: «Le avevo donate perché fossero esposte lì. Ora sono stanco di attendere»


di Paolo Tagliente


TRENTO. Al telefono la voce di Paolo Vallorz arriva lieve e con un meraviglioso accento francese, frutto della sua lunghissima permanenza a Parigi, dove trascorre tuttora gran parte dell'anno. Il gesto che il notissimo artista trentino ha deciso di compiere, però, rivela carattere forte e risoluto. Qualche mese fa, infatti, il pittore ha preso carta e penna e ha scritto Franco Bernabé, presidente del Mart di Rovereto, a Cristiana Collu, che del museo roveretano è la direttrice, ad Alberto Pacher, presidente della giunta provinciale e attuale titolare della delega alla cultura, e al senatore Franco Panizza, fino allo scorso marzo assessore provinciale alla cultura. Lo ha fatto per lanciare una sorta di ultimatum e mettere fine a una vicenda iniziata nel 1993 e trascinatasi fino ad oggi. Una vicenda parecchio articolata, ma comunque facilmente riassumibile: vent'anni fa, Vallorz decide di donare un consistente numero di sue opere – 74 per la precisione - alla Provincia di Trento, a patto che queste vengano esposte a Palazzo delle Albere. «Per me – spiega il maestro – Palazzo delle Albere dev'essere il museo di Trento. Non ho nulla contro il Mart, intendiamoci, ma le Albere sono il luogo d'arte per eccellenza di Trento». L’offerta viene accettata dall'allora assessore Tarcisio Andreolli e regolarizzata davanti ad un notaio: all'interno del museo di via Sanseverino vengono così individuati degli spazi in cui, a rotazione, esporre i quadri dell'artista trentino. Cosa che regolarmente succede fino a quando le Albere non vengono chiuse per i lavori di ristrutturazione. Si arriva al 2010 e Vallorz decide di compiere un ulteriore passo: una seconda donazione di 52 opere, di una trentina di disegni e alcuni libri con delle incisioni, realizzati con un poeta francese. In tutto, insomma, i 130 quadri, anche di notevoli dimensioni con soggetti differenziati, tra cui non mancano i paesaggi trentini, sono quasi 130. Assessore alla cultura ora è Franco Panizza e ovviamenteanche lui non rifiuta il generoso gesto del pittore di Caldes, ma lo convince a fare esporre provvisoriamente i quadri nelle sale del Mart di Rovereto, in attesa del 2012, quando Palazzo delle Albere – queste le previsioni – avrebbe dovuto essere restituito alla città. Una donazione provvisoria, i cui tempi sembrano però allungarsi a dismisura. «Il 2012 è arrivato – spiega Vallorz - e mi è stato detto che l'anno buono sarebbe stato il 2013, poi il 2014. Ad un certo punto, mi è stata offerta di stipulare un contratto di deposito rinnovabile di tre anni in tre anni. Ho rifiutato, chiedendo che il rinnovo fosse annuale». Ma la pazienza di Vallorz sembra infinita e l'artista attende tranquillo nuovi sviluppi. Almeno fino a quando anche la stampa inizia ad occuparsi del dibattito attorno al futuro utilizzo delle Albere. «Anche quando sono a Parigi - spiega – mi tengo aggiornato leggendo i giornali locali e, un giorno, ho letto della proposta dell' assessore Panizza che, nello storico palazzo, vorrebbe farci un museo dell'autonomia trentina. Nulla di male, se non fosse che solo una quindicina di giorni prima, lo stesso assessore mi aveva dato rassicurazioni sul museo e sulle mie opere che, ripeto, voglio siano esposte a Palazzo delle Albere». Solo a quel punto, Vallorz decide di scrivere la lettera di cui parlavamo poc'anzi. “A Panizza, che assessore non è più, ho scritto per un gesto di cortesia. Il senso della missiva è semplice: se non avete intenzione di terminare i lavori e di restituire alla città il suo museo, ridatemi le mie opere. Troverò un'altra istituzione trentina a cui donarle». Tutto questo accade a maggio, ma Paolo Vallorz non ha ricevuto ancora risposta. Un silenzio che suona davvero come un'ulteriore offesa.

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