LA PIAGA DELL'AZZARDO

Al posto delle slot ora c’è l’angolo dedicato ai souvenir

L’edicola di via Mazzini ha riconvertito parte dello spazio riservato al gioco. Anche grazie alla campagna del Trentino


di Paolo Piffer


TRENTO. Dimezzate le slot (da 4 a 2), in quello spazio prima occupato dalle “macchinette” mangiasoldi è stata aperta la stanza dei souvenir, tra auguri di buona Natale, palle in vetro e piatti con le fotografie di piazza Duomo e del Buonconsiglio. La tabaccheria e rivendita di giornali di via Mazzini, scendendo verso il centro poco prima della stretta, è di quelle di più lunga data. La aprì nel secondo dopoguerra una vedova di guerra che iniziò con le sigarette per poi introdurre giornali e periodici. Di gestione in gestione, da otto anni è nella mani della famiglia Fedrizzi. Michele sta dietro il banco. Per forza di cose un gran passaggio, anche perché di riviste se ne trovano parecchie.

Fino all’altro giorno, dietro una tendina, c’era l’angolo delle slot, ora ridotte ad un paio. Probabilmente anche la campagna che in molti, tra questi e in maniera decisa il «Trentino», conducono da tempo contro le macchinette mangiasoldi può aver influito sulla decisione di tagliare. «Guardi – afferma Michele – non nascondo che, almeno in parte, seguendo per forza di cose con una certa attenzione i giornali e la stampa in generale, c’ho riflettuto parecchio. Senza nascondere che, per chi le ha, per un’attività come la mia, le slot hanno un certo ritorno. Non è facile rinunciare. Però, insomma, in questi mesi ho pensato ad altro, anche perché vedevo che i souvenir andavano via bene. E così ho deciso».

Sul pavimento sono state sistemate le frecce direzionali che portano alla stanze dei souvenir. Prima di entrare campeggia la medesima indicazione. Legno di abete per terra e pareti tappezzate. «I turisti hanno iniziato a curiosare ancora quando stavo facendo i lavori. E, insomma – prosegue il titolare - mi è sembrato di capire che poteva funzionare. Adesso sono pochi giorni e le cose stanno andando piuttosto bene. Forse mancava, in centro, un posto dedicato e specializzato». Cartoline, piantine della città, ninnoli, matite e penne personalizzate «Trento doc», piatti e piattini, palle di vetro, calendari e quant’altro, qualcosa magari un po’ kitsch, ma che va sempre di gran moda. Pure bottiglie di vino, rigorosamente trentino. «Parecchie delle foto che sono sui souvenir – riflette Michele – le abbiamo fatte fare apposta per poi applicarle. Non è che siano oggetti artigianali ma, in sintesi, li abbiamo scelti con una certa cura e cercato di disporli in modo il più possibile accattivante. Tantopiù in questo periodo, che ci avviciniamo alle feste e di gente ne gira parecchia anche per via del mercatino può essere un ricordo della città, senza spendere chissà che cosa. Diciamo un segno. Noi ci proviamo, vediamo un po’ come andrà avanti».

Entra una coppia, straniera, nota l’indicazione, souvenir è termine internazionale, e si dirige decisa verso la stanza. «Mi scusi un attimo – dice Michele – vado a vedere se hanno bisogno di qualche consiglio. Così rispolvero un po’ il mio inglese. Torno subito».













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