Al Navicello al lavoro gli archeologi

La Soprintendenza ha affidato i lavori di indagine per portare alla luce la villa di epoca romana. Poi sarà «tombata»


di Nicola Filippi


ROVERETO. Borgo Sacco aveva un porto fluviale nell’epoca romana? Al momento è «un sogno», ma gli archeologi stanno cercando di capirlo. Nella zona del depuratore, al Navicello, dove la Provincia sta facendo costruire il biodigestore, quattro persone “arrostiscono” in una grande buca. Su un lato, verso sud-est, alcuni tavolino di plastica, quadrati, coperti da un un paio di ombrelloni. Queste persone si muovono esperte, in quello scavo. Attorno a loro, una recinzione non permette di avvicinarti, ma leggendo un cartellone si capisce che sono lavori commissionati dalla Soprintendenza ai beni librari e archivistici della Provincia. Sono i quattro esperti della “Archeogeo snc” che si è aggiudicata i lavori di indagine archeologica (importo complessivo dei lavori: 68.145 euro) della struttura che è stata portata alla luce durante i lavori di costruzione del nuovo biodigestore. Una sorpresa che sta appassionando i roveretani. Ma avrà vita breve. Finito lo scavo, documentati i ritrovamenti, quella grande villa di epoca romana sarà “tombata”. A meno di clamorose scoperte.

Ma di cosa si tratta? Ce lo spiega la dottoressa Lorenza Endrizzi della Soprintendenza, responsabile dei lavori. «Abbiamo ripreso da pochi giorni a lavorare - spiega - stiamo procedendo nella pulizia superficiale. L’abitazione, di epoca romana, è molto ampia, forse aveva anche un cortile esterno. Ora stiamo cercando di capire se ci sono state più fasi di frequentazioni». Probabilmente si tratta di una struttura che poteva avere degli ambienti per raccogliere merci, «ma ora non abbiamo ancora dati certi per suffragare questa ipotesi», conferma.

«Siamo ancora nella fase superficiale, ma si vede che è una struttura molto articolata - illustra la dottoressa Endrizzi -, siamo ancora nella fondazione, non potremo mai stabilire con certezza se aveva connessioni con il fiume, vedremo con il procedere degli scavi».

Terminata la pulizia della muratura, documentata graficamente e fotograficamente, l’area verrà restituita al cantiere del depuratore. Sarà tombata. «L’area e la struttura viene mantenuta, forse potremo pensare di lasciare all’esterno, a ricordo, immagini e documenti che raccontano cosa è stato trovato sotto terra», conclude. I lavori dovrebbero concludersi in autunno. Sempre se il tempo non fa i capricci.

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