Al Muse il planetario da due milioni di euro 

Al Museo in arrivo nel 2019 la struttura a forma di molecola d’acqua per osservare le stelle e per laboratori, ma anche attività didattica e mostre


di Maddalena Di Tolla Deflorian


Trento. Sarà un planetario da oltre due milioni e mezzo di euro di costo il nuovo giocattolo che il Muse regalerà presto alla città.

Sarà composto da tre spazi, tre sfere, delle quali due per l’attività didattica oltre quella principale di osservazione tipica dei planetari, a rappresentare la molecola dell’acqua (con i suoi due atomi di idrogeno e quello di ossigeno). Sorgerà nel grande parco esterno al museo, nel quadrante nord est dello spazio verde, e per fargli posto i famosi orti, preziosi in quanto di gran successo di pubblico, saranno spostati e preservati. Il planetario chiamato Muse H2O sarà perfino rilevabile nelle mappe satellitari, a caratterizzare il Trentino della scienza e della conoscenza, come hanno affermato ieri in conferenza stampa in modo molto ambizioso politici e responsabili del museo. Muse H2O dovrebbe essere pronto per aprile 2019.

Per festeggiare i primi cinque anni del museo nella nuova sede alle Albere e i tre milioni di visitatori finora catturati, il museo delle scienze avrà dunque un nuovo ambizioso luogo per fare divulgazione, didattica, proiezioni di documentari e film, animazione culturale e scientifica. Lo ha annunciato ieri mattina nella conferenza stampa solitamente dedicata alle decisioni della giunta provinciale, il governatore Ugo Rossi, che ha spiegato il progetto avendo al suo fianco il direttore del Muse Michele Lanzinger e il presidente del consiglio di amministrazione dell’ente, il professore Marco Andreatta, entrambi entusiasti. «Sarà un luogo dove si farà la restituzione della ricerca scientifica svolta in Trentino ai suoi azionisti, ovvero ai nostri concittadini», ha commentato l’assessora a Università e Ricerca Sara Ferrari.

Ugo Rossi ha parlato di continuità con il passato, inventando (in vena retorica) un ponte ideale tra la produzione della ex fabbrica Michelin, che un tempo occupava il quartiere Le Albere, e la “fabbrica di futuro”, come ha definito il Muse. L’assessore alla Cultura Tiziano Mellarini ne ha decantato le doti come polo di attrazione culturale e dunque anche turistico. E se l’idea di un planetario sembrasse a qualcuno troppo ambiziosa, ecco che Andreatta chiosa: «Del resto il Muse ci ha costretti a fare i conti, anche rispetto ad alcuni dubbi iniziali, diciamo la verità».

Il costoso giocattolo planetario dovrebbe ripagarsi in tempi rapidi con i biglietti, come ha spiegato Lanzinger. Il quale ha promesso che si daranno ai cittadini gli strumenti per farsi una coscienza e un pensiero critico, che sarà un luogo di condivisione e partecipazione e che centrale sarà il tema ecologico, seguendo gli Obiettivi del Millennio, famosi ma ancora poco attuati. Il progetto è dell’architetto roveretano Emiliano Leoni, e l’inserimento paesaggistico sembrerebbe dai rendering interessante: le sfere ridurranno l’impatto visivo delle tribune dello stadio ma al tempo stesso saranno esterne al cono ottico che unisce idealmente il sottopasso che porta al parco dal centro città con il Palazzo delle Albere. La struttura, modulare e dunque integrabile con nuovi elementi in futuro, sarà -come dicevamo- composta da tre sfere, una grande, l’Ossigeno, e due più piccole, le due molecole d’Idrogeno. Il planetario sarà poggiato al suolo con leggerezza, senza una fondazione. La sfera grande, Ossigeno, sarà sede di un teatro digitale con proiezioni sferiche con 80 posti a sedere. Le due sfere più piccole avranno destinazione multifunzione per attività educative, formative, d’ esposizione, con trenta posti ciascuna. Come ha anticipato Ferrari, in quelle due “sfere planetarie” i settori di ricerca dell’Ateneo di Trento e delle Fondazioni di ricerca Fem e Fbk condivideranno con il pubblico i risultati ottenuti con il loro lavoro scientifico. Lo scopo del planetario è infatti anche stimolare nei più giovani la passione per la ricerca scientifica e tecnologica. Un altro obiettivo che le tre sfere permetteranno di raggiungere sarà di carattere pratico e logistico, ovvero di dare ossigeno alle ristrettezze di spazi.

Infatti il successo delle attività didattiche, che porta al Muse ogni anno qualcosa come duecentomila studenti, ha imposto il numero chiuso. Muse H2O permetterà di liberare spazi e dire qualche sì di più a scuole e insegnanti. Del resto anche in passato il piccolo planetario gonfiabile usato finora ha sempre riscosso successo, pur con le sue limitate capacità. Alla fine della conferenza stampa, ieri mattina il presidente Rossi, mosso da un entusiasmo di sognatore, ha vagheggiato ancora una volta la possibilità di unire con una nuova funivia la Trento del Muse con l’approdo bondonero in Sardagna trasformato in ristorante di medio-alta qualità, indicando proprio il pubblico museale come ottimo motivo per costruirla, finalmente. Ma questo sogno sembra più difficile di un sogno planetario ai trentini.

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