Agguato alle cassiere, discount rapinato

Due banditi incappucciati minacciano le commesse e si fanno aprire la cassaforte


Giuliano Lott


MORI. Erano circa le 20, il supermercato era chiuso da mezz'ora. Le due commesse avevano completato i registri e depositato gli incassi in cassaforte. Inserito l'impianto d'allarme, erano in procinto di uscire. All'uscita di via don Sturzo però c'erano due rapinatori in passamontagna ad attenderle. «Non gridate, non vi faremo niente» ha esclamato uno dei due.

L.D., 30 anni di Nago, si è ritrovata una mano guantata sulla bocca. A quel punto ha capito che si trattava di una cosa seria. «Abbiamo urlato, eravamo spaventate» racconta la collega N.C., 33 anni di Mori. «Entrambi brandivano un coltello da cucina e in testa avevano dei berretti di lana neri, con i buchi per gli occhi ritagliati a mano. Uno aveva la barba, si intravvedeva dal berretto un po' troppo corto. Erano italiani, almeno lo era quello che ha parlato. Parlava solo lui, l'altro non ha profferito parola».

Le due commesse sono state spinte all'interno del discount D-Più. «Disinserite l'allarme» ha ordinato uno dei banditi, con un'inflessione del sud Italia. Le commesse hanno obbedito, e anche i banditi sono entrati. «Volevano soldi, l'incasso. Hanno anche voluto che aprissimo la cassa per consegnare tutto il denaro rimasto. Poi ci hanno chiesto di portarli alla cassaforte e ci hanno costretto ad aprirla. Confesso che in quel momento ero davvero terrorizzata. Quando mi sono vista la punta di un coltello davanti al viso mi sono rivolta a loro. "Per favore, almeno questo mettetelo via" ho chiesto. E quello che controllava me in effeti ha riposto il coltello, l'ho interpretato come un gesto di umanità. Noi eravamo davvero terrorizzate e la vista del coltello era molto inquietante».

N.C. non ha tentato di resistere, ha anzi accompagnato i rapinatori alla cassaforte e l'ha aperta. Dentro c'era l'incasso della giornata. Tra fondo cassa e cassaforte, i banditi se ne sono andati con circa 4500 euro. «Uno dei due ha preso una borsa di tela, la mia. Conteneva la spesa della giornata, lui l'ha svuotata e ci ha messo dentro i soldi». Poi le due giovani sono state accompagnate in uno stanzino nel retro del discount. I malviventi le hanno spinte dentro chidendo la porta a chiave, poi se ne sono andati. «Abbiamo aspettato qualche istante, temevamo fossero ancora lì. Scassinata la serratura per liberarci, ho chiamato la polizia. Alla mia collega avevano chiesto di consegnare loro il cellulare, ma del mio, che avevo in tasca, nessuno m'aveva chiesto nulla». Arriva la polizia, vengono eseguti i rilievi del caso, ma gli elementi in mano agli inquirenti sono davvero pochi: nessuna impronta (entrambi indossavano guanti) e nemmeno un'idea sulla direzione in cui i delinquenti sono fuggiti, né come (a piedi o in auto?). In più, né all'esterno né all'interno del discount ci sono telecamere di sorveglianza.













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