Addio alla professoressa Maria Bonifazi

Insegnante di lettere al Rosmini, si è spenta nella notte di ieri


Paolo Mantovan


ROVERETO. Maria Bonifazi se n'è andata ieri notte. E' morta a 57 anni, dopo aver combattuto la malattia con straordinaria energia e speranza per tre anni. E risollevandosi, e ritrovando il sorriso, capace di regalarlo ancora fino a poche settimane fa ai familiari, alle tante amiche e ai tanti amici che le stavano vicini. Parenti e amici che sono stati la sua consolazione e la sua voglia di vivere in questi ultimi anni in cui aveva lasciato vacante la sua cattedra al liceo Rosmini.

Prof di italiano e latino conosciuta da migliaia di roveretani e da tutti i liceali semplicemente come "la Bonifazi", un'insegnante sempre attenta, benvoluta dai colleghi, e da molti di loro amata per quella sua speciale caratteristica di essere una certezza: mai ingombrante, sempre presente e attenta. Attenta al profilo educativo, attenta alla precisione che le sue materie richiedevano e instillavano, attenta all'umanità degli studenti e dei colleghi. Con quel dono che è riservato a pochi, di sapere tenere l'equilibrio tra la finezza dell'intelligenza e l'umiltà intellettuale.

In questi anni e negli ultimi mesi della malattia vi è stata una incessante "processione" dei prof e anche le visite di ex alunni. E giusto un mese fa la lettera di un suo studente, Damiano, l'ha commossa fino alle lacrime: «...mi rimane sempre nel cuore l'amore per lo studio che lei in special modo ha alimentato con il suo insegnamento: ricordo con piacere - scriveva Damiano - le lezioni di italiano e di latino e le sono grato, oltre che per i contenuti che ci ha trasmesso, anche per la sua affabilità e l'attenzione avuta per noi studenti. Per cui non posso che ripeterle ancora: grazie di tutto, prof! La saluto a nome di tutta la truppa della nostra fantastica classe».

Maria Bonifazi lascia il marito Mauro Rossi, gastroenterologo all'Ospedale Santa Chiara, e i suoi quattro figli Giovanni, Francesco, Matteo ed Elisabetta, dopo un percorso familiare di grande amore e condivisione e con un testamento spirituale che si deposita nella grande dignità e nell'estrema attenzione che ha saputo donare loro fin da subito, anche con quel costante filo di apprensione che la rendeva un po' fragile. E la fragilità era un tratto che conviveva con la tenacia, con quel lottare silenzioso per una "semplicità-profonda" dei rapporti, che la rendeva anche il punto di riferimento per le quattro sorelle Cecilia, Elisa, Elena ed Anna, e, negli ultimi loro anni, anche per il padre Sergio (che fu segretario comunale a Rovereto) e la madre Olga.

Lei, la battistrada di un gruppo di sorelle che è stato per trent'anni uno dei principali motori dell'animazione giovanile e delle famiglie nella parrocchia di Santa Caterina, era orgogliosa dei suoi ragazzi, e anche di tutti i giovani che aveva "cresciuto" o forse più semplicemente "accompagnato" fra gli anni di gioventù in parrocchia e, da adulta, a scuola.  Stasera alle 20, veglia di preghiera nella chiesa di Santa Caterina; domani, alle 15, nella stessa chiesa, i funerali.













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