Addio a Mattivi: «Papà la città ci parlerà di te»

Tantissime persone nella chiesa dei Solteri hanno ascoltato le parole dei figli che nella figura del padre cercano il coraggio e la forza per andare avanti


di Daniele Peretti


TRENTO. Un incessante, continuo pellegrinaggio per dare l'ultimo saluto a Alessandro Mattivi, ma anche per offrire parole di sostegno ai famigliari. Ieri pomeriggio la chiesa dei Solteri non è riuscita a contenere tutte le persone arrivare per accompagnare nel suo ultimo viaggio l’imprenditore che ha trovato, lunedì scorso, la morte sul Brenta. Molti quelli che sono rimasti fuori da quella chiesa che parlava di Alessandro e della sua famiglia. Del padre la pala dell'altare, di Alessandro la pavimentazione esterna dell'ingresso e poi quel presepio che come è stato sottolineato durante l'omelia, ha come sfondo proprio il gruppo del Brenta e poi il particolare del «Sasso», ovvero il Campanil Basso, tutti muti testimoni dell'ultima tragica escursione di Alessandro Mattivi.

La cerimonia funebre è iniziata in ritardo per permettere al maggior numero possibile di persone di dare l'ultima benedizione alla bara alla fine portata a spalla dai «suoi uomini», dagli uomini di Alessandro. Poi tra il silenzio generale, ha lasciato i Solteri verso la sepoltura.

«Signore ti offriamo questo nostro silenzio, perché il dolore è troppo grande. Non trovo le parole giuste, dico solo che non è stata una coincidenza ma un qualcosa di più grande», è stato detto durante l'omelia di fronte ad un muro di persone che hanno voluto testimoniare la loro vicinanza alla famiglia. Dai figli , Loris e Eros, parole toccanti e significative: «La tua vita era il lavoro, tanto da essere quasi irriconoscibile quando ti vestivi, diciamo in borghese. Ricordiamo ancora con angoscia quelle drammatiche ore della tua ricerca. La speranza e poi la tremenda notizia. Adesso dobbiamo farci coraggio, trovare la forza di andare avanti in una città che parla di te. Lo fanno le fontane, le croci, i basamenti, ma una cosa è certa: se solo riusciremo ad avere la metà della tua forza, sarebbe sufficiente per continuare ad andare avanti».

Parole che sono sgorgate dal cuore dei ragazzi di Alessandro e che hanno fatto esplodere l'applauso dei presenti, trasformato in un ideale unico grande abbraccio. Nonostante la ressa, c'è chi ha voluto lo stesso fare la Comunione, due signore si sono «intrufolate» tra un corpo e l'altro per raccogliere l'elemosina come se si volesse mantenere la normalità di una cerimonia che però, «normale» non lo era.

Alla fine la bara in legno chiaro è stata portata a spalla all'esterno della chiesa per un ultima preghiera. Era passata una settimana dall'incidente, ma la gente era ancora incredula, non si capacitava di come poteva essere successo. Certo che quel presepe con lo sfondo del gruppo del Brenta ed il Campanil Basso che lo stesso Alessandro aveva contribuito ad allestire, sembra proprio un segno premonitore, diventato tragica realtà. La caduta fatale è stata infatti lungo il sentiero Costanzi, poco lontano dal bivacco «Fratelli Bonvecchio» dal quale l'indomani, Alessandro avrebbe poi raggiunto Cima Sassara. Forse a tradirlo è stato il ghiaccio, oppure è stato tradito da un sasso, purtroppo però iniziata la caduta lungo il dirupo, non c'è stata più nessuna possibilità di salvezza.

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