Addio a Longhi, anima del Premio Val di Sole 

Il grande giornalista, che aveva anche casa a Pinzolo, fu presidente di giuria dal 1997 al 2010



TRENTO. È scomparso il giornalista Albino Longhi, storico direttore del Tg1. Nato a Mantova nel 1929, dal 1969 in Rai, aveva diretto la testata della rete ammiraglia per due volte, dal 1982 al 1987 e poi per un breve periodo nel 1993.

Molto legato al Trentino, Longhi era stato presidente della giuria del Premio giornalistico Val di Sole dal 1997 al 2010. «Fu grazie a lui se arrivarono in Trentino i migliori giornalisti, Biagi, Navarro Valls, Mentana, la stessa presidente Maggioni...», racconta Aldo Albasini, segretario generale del Premio nello stesso periodo di Longhi. «Avevamo un rapporto molto stretto: ci sentivamo sempre al telefono. Era un grande uomo, un grande giornalista e un grande direttore: dirigere tre volte il Tg1 penso sia un caso più unico che raro. Ma era anche molto benvoluto dai colleghi: ricordo che nel 2001, da direttore del Tg1, premiò Mentana, che all’epoca dirigeva il Tg5, per il quale nutriva un profondo rispetto. Venne anche Mimun, che il Tg5 lo dirige oggi e a quel tempo era alla guida del Tg2».

Un rapporto stretto per vari motivi quello fra Longhi e la nostra provincia: «Era amante del Trentino: aveva casa a Pinzolo da molti anni, località che frequentava d’estate e talvolta anche d’inverno».

Tradizione e innovazione. Il Tg1 e il «salvataggio» della maggiore testata Rai nei momenti di burrasca era nel Dna di Albino Longhi, che - come detto - per tre volte, in situazioni diverse, ha avuto nella vita questo compito. La prima fu nel 1982, quando sostituì Emilio Fede, vicedirettore che aveva retto temporaneamente il Tg1 per pochi mesi dopo le dimissioni di Franco Colombo, coinvolto nello scandalo della P2. E fu una direzione di ben 5 anni. La seconda durò solo pochi mesi e fu nel 1993 quando fu chiamato al timone al posto di Bruno Vespa, dimissionario, che si era scontrato duramente con la redazione. La terza nell'ottobre del 2000 dopo le dimissioni di Gad Lerner, quando il Cda presieduto da Mario Zaccaria chiamò nuovamente Longhi («mi sento un pompiere», commentò in quella occasione) per portare il Tg1 fuori dalla crisi nel nome di «continuità, tradizione, ma anche forte innovazione», tre caratteri che gli erano propri. Per lui del resto il Tg1 doveva «saper essere il momento più alto di una informazione di verità, uno strumento autorevole e credibile di raccordo tra i cittadini e le istituzioni, tra la gente e i valori che caratterizzano storicamente la nostra società».













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