IL LUTTO

Addio a Italo Marinolli, il “signore della notte” 

Aveva 80 anni, è stato ucciso dal Covid: negli anni Ottanta insieme al socio Zeni aprì il Waikiki, la discoteca che aveva fatto divertire intere generazioni di giovani trentini


Claudio Libera


TRENTO. Se n’è andato, rapito dal male che ha contagiato il mondo, Italo Marinolli, il personaggio che per decenni ha contrassegnato la vita diurna e soprattutto notturna di Trento e non solo. I polmoni, indeboliti dalla malattia, non hanno retto all’aggressione del virus e nonostante le cure alla fine il suo cuore si è arreso. Aveva 80 anni. E chi ha varcato la soglia degli anta, ricorda molto bene quella che è stata la perla per Trento e dintorni, il Waikiki Disco Point di Gardolo, a lato del Capitol Hotel, la discoteca che quando il popolo della notte era il padrone delle serate, ha ospitato il meglio dello spettacolo.

L’inaugurazione del locale avvenne nel giorno dell’Immacolata 1983 e ad aprire le porte da cui si scendeva nella discoteca, furono due soci, Italo Marinolli e Roberto Zini. Ed il Waikiki avrebbe fatto la storia di Trento, rappresentando un’intera generazione in cerca di svago e divertimento all’altezza delle mode musicali e dei costumi.

La discoteca Waikiki, uno dei centri di aggregazione più noti a livello e vero punto di riferimento, proseguì sotto la gestione soprattutto di Italo Marinolli per una decina d’anni, fino a quando non venne sostituito da Gianluca Billy Valduga, altro uomo della notte, proprietario dello Studio Uno di Vaneze, che per tre anni portò avanti il locale “seguendo la linea tracciata proprio da Italo”, aggiunte Billy. Che racconta come poi Italo Marinolli, di professione assicuratore - attività che cedette al figlio Massimo - aprì insieme a Danilo Moresco presidente dei ristoratori trentini - il ristorante Green Tower di via Torre Verde. E lì, in quel locale dove, guarda caso, per accedere, bisognava scendere le scale come al Waikiki, alla cassa lavorava la figlia Fabiana, divenuta come il papà, un simbolo di Trento.

Ma la vulcanica attività lavorativa di Italo Marinolli “non conosceva confini”, infatti, assieme a Roberto Zini, che con la sua Edilbeton aveva edificato il Top Center, pensò bene di costruirne uno più piccolo, in Brasile. E proprio nella terra verdeoro, Italo Marinolli, come altri trentini, aveva “preso casa”, dove fino a non molto tempo fa, amava trascorrere periodi di riposo. Anche se ultimamente - prosegue nel ricordo Billy Valduga - preferiva rimanere a Trento.

Amico di tutti, simpatico, affabulatore, conosciuto e conoscitore della gente e dei gusti delle persone, aveva interpretato cavalcando l’onda perfetta, il mondo della notte che negli anni ’80 segnò un’epoca d’oro irripetibile. Tant’è vero che proprio per ricordare quegli anni, “Il Carrozzone Eventi ’70, ’80 & live music” di Chiara Mazzalai nel 2014 e nel 2015, ad oltre trent’anni di distanza dall’inaugurazione della disco, chiamò a raccolta i frequentatori dell’epoca in due serate tematiche dedicate allo storico locale. Le serate si intitolarono “Quelli che andavano al Waikiki”, con un programma che ne ricordò la scaletta, che comprendeva musica disco tre giorni la settimana, cabaret e serate ’60-‘70. Tra i personaggi di spicco passati nella discoteca, molte “showgirl” e comici del mitico “Drive in”, ovvero Lory Del Santo, Giorgio Faletti ed Enrico Beruschi.

Nella rievocazione del 2014, era stato dato molto spazio a baristi, camerieri ed emozioni di allora; Italo Marinolli, nel vedere sotto il palco la folla che lo applaudiva, si lasciò andare ad un pianto dirotto.

L’anno successivo, vista l’impossibilità di Italo a partecipare, venne consegnata una targa ricordo alla figlia Fabiana. Ed il Dj Pio Leonardelli, re dei Dj trentini, mise sul piatto “Comanchero”, il pezzo d'inizio delle serate del Waikiki,













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