il ricordo

Addio a don Carmelo Francesconi, il prete radioamatore amico dei missionari

Il vescovo Lauro Tisi ai funerali del sacerdote morto a 90 anni: «Da lassù attiva le onde radio e prega per la nostra Chiesa»



ROVERETO. «Caro don Carmelo, da lassù attiva le onde radio e prega per la nostra Chiesa alla quale hai voluto bene perché qualcuno prenda il tuo posto... Ma il paradiso è qui se smettiamo di farci la guerra e chi chiamiamo fratelli e sorelle...»

Con queste parole l’arcivescovo Lauro Tisi ha salutato nella chiesa di Lizzanella don Carmelo Francesconi scomparso all’età di 90 anni. Don Carmelo era un sacerdote “particolare” non fosse altro per la sua passione di radioamatore che lo impegnava, quando le attività pastorali glielo consentivano, parecchio tempo. Originario di Lizzana è stato ordinato presbitero nel 1951, quindi viceparroco a Lavis 1951-1952; poi Condino 1952-1955 e quindi Bolzano 1955-1958. Per alcuni anni 1958-1964 in Curia ufficio catechistico e poi parroco Vallarsa e Camposilvano 1964-1971; Pedersano 1971-1976; Trento segretrario del museo diocesano 1976-1981 poi tornerà in Vallagarina a Lizzanella dove è scomparso. Alla fine degli anni Cinquanta aveva sostenuto l’esame per diventare radioamatore a Venezia per poi iscriversi nella sezione roveretana dell’Associazione radioamatori.

«Don Carmelo - ricorda il vicepresidente Silvano Bilager - svolgeva un’attività importante ed è sempre stato attivo all’interno del gruppo fino a pochi anni fa. Mi ricordo che verso le 17 tutti i giorni si metteva in collegamento sulla frequenza dei 20 metri con i missioniari in Africa e in America Latina per farli sentire partecipi della comunità trentina e per mandare loro gli aiuti necessari». Don Carmelo è stato ricordato per la sua figura sacerdotale dell’arcivescovo che ne ha sottolineato l’impegno e l’amore verso la Chiesa. «Un uomo che guardava oltre i confini, aveva l’animo missionario di chi andava oltre, di chi non metteva confini all’amore... Don Carmelo ci lascia una splendida lezione d’amore come le sue meravigliose lettere che mi scriveva...» (g.r.)













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