A Rovereto nascono gli orti comunitari

Iniziativa dell’associazione Orticorti: co-gestione per condividerne poi il raccolto


Michele Stinghen


ROVERETO. È sbocciata la passione dell'orto in città: un po' per colpa della crisi, un po' per tornare alla natura. Ora c'è chi progetta di far l'orto in comunità, recuperando antiche sementi e finalmente tornare a "sporcarsi le mani" nella terra, dopo una vita in ufficio. La nuova associazione si chiama Orticorti, e propone in città gli orti comunitari.

Proprio mentre la città sta occupando gli ultimi spazi verdi interni all'area urbana, la richiesta di orti e spazi da coltivare aumenta. Negli ultimi decenni case e costruzioni si sono "mangiati" parecchi spazi verdi, e il processo si sta estendendo anche in periferia. L'associazione Orticorti nasce per salvare ciò che resta, e invertire la tendenza. È composta da una quindicina di persone, tra i 30 e i 40 anni, che vogliono introdurre gli orti comunitari; referente è Angelica Polegato. Punto di partenza è che chi lavora e risiede in città non ha il tempo per seguire costantemente un orto. Ci sono le ferie, i bambini che crescono, gli impegni lavorativi, e certe settimane non lasciano scampo. Magari proprio quei giorni in cui si devono curare i pomodori.  Per ovviare a questo problema l'orto diventa comunitario, ovvero è co-gestito da tutti, che ne condividono il raccolto.

L'associazione ha ottenuto un terreno dalla cooperativa Arti e Mestieri in via Setaioli; lo spazio è limitato, e quindi non può estendere il progetto ad altri, nonostante le richieste siano in aumento: «Mi fermano in parecchi per strada, ma lo spazio che avremo basta appena per una quindicina di persone», conferma Polegato. Orticorti ha anche una visione nuova, e promuoverà l'agricoltura sinergica, tecnica dove non si usano zappe o altri attrezzi, si coltiva in maniera fitta e senza letamaio (siamo in città...).

«Ci siamo costituiti perché il prezzo della verdura è in continuo aumento, ma anche per recuperare la connessione con la natura, e con una visione ecologica nuova. E perché riteniamo che l'orto comunitario sia portatore di una nuova socialità - spiega Angelica Polegato - a Rovereto le case hanno riempito gli spazi, e spesso i palazzi hanno al loro interno giardini abbandonati e mal tenuti. Chi cerca il verde è ormai costretto, o abituato, a prendere la macchina, e di conseguenza ad inquinare. Una volta c'erano i frutteti vicini, adesso non sappiamo neanche quando cresce una determinata verdura».

L'associazione prende spunti da altre esperienze, italiane (gli Spiazzi di Venezia) o estere (a Londra le associazioni fanno la marmellata da frutti che crescono nei parchi, e le vendono per raccogliere fondi; a Berlino c'è un orto sopra un parcheggio). Prima che anche nel "verde" Trentino si finisca col dimenticare come far crescere l'insalata.













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