È disoccupata, dall’Inps un’indennità di 10 euro

Antonella Saiani, 53 anni di Mori ha avuto la brutta notizia dalla sua banca L’assegno di poco superiore a 400 euro “azzerato” dal conguaglio dell’Irpef


di Paolo Tagliente


MORI. Antonella ha gli occhi lucidi e le sue mani tremano mentre mostra documenti che, al di là del loro reale significato, sono soprattutto i certificati di un’ingiustizia, l’ennesima perpetrata da un sistema sempre più lontano dalla gente. A denunciarla è Antonella Saiani, 53 anni di Mori, a cui questo mese l’Inps ha versato un’indennità di disoccupazione di 10 euro. Nessun errore: 10 euro. Antonella lo ha scoperto quando s’è recato alla filiale della sua banca per verificare se l’indennità fosse stata accreditata sul suo conto. «L’Inps – commenta Antonella – aveva fatto sì il suo dovere, ma gli euro erano solo dieci. In un primo momento ho pensato a uno scherzo dell’impiegato». Invece si trattava dell’amarissima realtà. Il suo già misero assegno mensile era stato di fatto a fettine dall’affilatissima mannaia del conguaglio Irpef. «Lavoro sei mesi all’anno – spiega la donna – come cameriera stagionale presso un albergo di Malcesine con uno stipendio mensile che si aggira attorno ai 600 euro, cento dei quali se ne vanno per l’abbonamento dell’autobus. Per il resto dell’anno ho chiesto e ho ottenuto, perché mi sono stati riconosciuti i requisiti necessari, la disoccupazione. Un’indennità di 547 euro a cui ogni mese vengono tolti 125 euro circa proprio per l’Irpef e che ora, senza alcun preavviso, è di fatto stata azzerata. Se fossi stata informata avrei certo chiesto la possibilità di rateizzare questo salasso». Invece no, Antonella, che come migliaia di altri italiani - anziani in prima fila - è già costretta a sbarcare il lunario con meno di 500 euro al mese, ora dovrà trasformarsi in un mago per arrivare fino a febbraio con i pochi spiccioli arrivati dall’Inps. Ma la sua rabbia s’è trasformata in indignazione quando ha raggiunto gli uffici Inps di via Saibanti per ricevere spiegazioni e provare ad ottenere una rateizzazione dell’importo che le consentirebbe di attutire un po’ gli effetti della mazzata. «Ho chiesto di poter parlare con la direttrice dell’ufficio – racconta – e un impiegato molto gentile l’ha chiamata al telefono e le ha spiegato la mia situazione, ma ha ricevuto un rifiuto. “Ormai è troppo tardi” avrebbe detto la responsabile all’impiegato. Troppo tardi per fare cosa? Per riparare a un’ingiustizia che mi getta nella disperazione? No, non ho alcuna intenzione di suicidarmi, ma questa è davvero una vergogna. E credo di essere solo una delle vittime: gli uffici Inps erano affollati di gente e ho sentito alcune storie analoghe alla mia».

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