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Sanitari sospesi causa Covid in Trentino, la Fp Cgil chiede garanzie per chi resta in servizio

Diaspro: «chiederemo anche rassicurazioni in merito alla tenuta dei servizi pubblici»



TRENTO. Alla luce della notizia dei  560 operatori sanitari (suddivisi nelle varie professionalità) sospesi dal servizio in quanto non vaccinati, il segretario generale della Fp Cgil del Trentino Luigi Diaspro attende di conoscere maggiori dettagli dalla riunione convocata per domani 2 settembre alle 15, all’Azienda sanitaria per comprendere la ricaduta sui servizi dell’Azienda che, a quanto pare, non potrà contare – causa sospensione - su 143 dipendenti suddivisi tra Oss (58) e altri profili professionali (85).

«Anzitutto l’incontro potrà essere l’occasione per acquisire informazioni di prima mano sui provvedimenti di sospensione e sulle conseguenti ricadute organizzative che si avranno in tutte le strutture sanitarie trentine.

Le preoccupazioni che abbiamo per il sistema sanitario sono in gran parte le stesse che abbiamo espresso, nei giorni scorsi, per le case di riposo. Pare confermata l’assenza di un piano preventivo di intervento e dunque le soluzioni dovranno essere adottate con estrema attenzione e tempestività, auspicabilmente con la partecipazione attiva delle rappresentanze delle lavoratrici e dei lavoratori.

In estrema sintesi: chiederemo delucidazioni e rassicurazioni in merito alla tenuta dei servizi pubblici assicurati ai cittadini e sull’aumento dei carichi di lavoro che, mancando un numero consistente di persone, rischiano chiaramente di ricadere sui lavoratori vaccinati e dunque regolarmente in servizio.

Ribadiamo dunque che, tanto per il sistema sanitario, quanto per quello delle case di riposo, Provincia, Azienda sanitaria, Upipa e Spes devono necessariamente mantenere una stretta e costante interlocuzione coi rappresentanti dei lavoratori all’interno di tavoli permanenti.

Chiediamo una presa d’atto definitiva sulla necessità di valorizzare il personale del sistema sanitario trentino, con superamento della logica emergenziale e misure strutturali, a cominciare dall’apertura dei contratti collettivi con lo stanziamento di adeguate risorse sino a forme di premialità per chi garantirà l’assistenza in questa nuova, delicata fase».













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