Una contesa tra storici ma con insulti alla chiesa 

Passo falso del vice presidente del Museo della guerra. Partendo dal museo degli alpini pesanti apprezzamenti su gerarchia ecclesiastica, Schützen e Carlo d’Asburgo “beato”


Luca Marsilli


Rovereto. Ci sono molti modi per esprimere una opinione. E spesso usare toni un po’ coloriti aggiunge efficacia al messaggio. Ma ci sono dei limiti, però. Soprattutto se pur intervenendo in uno scambio di opinioni e in quella palestra dell’eccesso che è facebook, si è anche vice presidente di una istituzione come il Museo della Guerra. E Luigi Carretta - al di là del merito storico della contesa - si è espresso con una violenza verbale difficilmente difendibile. Sia nello schernire gli Schützen che nel dileggiare, ancora più pesantemente, l’intera gerarchia ecclesiastica. Casus belli l’inaugurazione del nuovo museo degli alpini al Doss Trento. Diventato pretesto, appunto, per una disputa su Carlo d’Asburgo (in fase di beatificazione da parte della chiesa e che per Carretta sarebbe semplicemente un criminale di guerra) precipitata immediatamente in una tenzone tra penne d’aquila e penne di forcello. Sottesa la mai del tutto risolta questione dell’italianità. Ma appunto, sui temi ognuno è libero di pensare quello che crede. Sui modi no.

Le reazioni

«Ieri, con un post a sua firma su Facebook - scrive il presidente dell’associazione Rievocatori Storici Ledro Dario Colombo - il vice presidente del Museo Storico della Guerra di Rovereto, Luigi Carretta, oltre ad esprimere giudizi diffamatori ed ingiuriosi nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche di cui eventualmente risponderà nelle opportune sedi, si è lanciato in un’invettiva “storica” contro l’imperatore Carlo, reo di aver scatenato l’uso dei gas sul monte S.Michele (giugno 1916) e per quello meritevole del Tribunale per i crimini di guerra, altro che beatificazione. Peccato che a quella data Carlo d’Asburgo non fosse imperatore (lo divenne nel novembre 1916) e che – giusto perché il suo è stato un comportamento criminale – adesso è stato avviato il processo per dichiararlo Santo. La domanda è: un’istituzione come il Museo Storico di Rovereto può permettersi di avere come vicepresidente un personaggio che la storia (e la correttezza) la ignora completamente?»

Il disagio del Museo

E in effetti, qualche disagio al Castello per quella serie di commenti c’è. «Non ho ancora parlato con lui - diceva ieri pomeriggio il presidente Alberto Miorandi - ma la cosa ci è stata segnalata e lo sto cercando. Ammesso che quei commenti siano effettivamente suoi, è ovvio che come Museo non possiamo che prenderne le distanze. Ma aspettiamo di avere la certezza che siano suoi e non di un omonimo prima di trarre conclusioni».

Scrupolo che ovviamente è stato anche nostro. Ma è stato lo stesso Luigi Carretta a togliere ogni dubbio. «Cosa c’entra il Museo della Guerra? Quello che ho scritto l’ho scritto a titolo esclusivamente personale». Quanto ai toni e ai modi, sarebbero figli dell’esasperazione di un confronto che non nasce oggi tra posizioni molto diverse. Diciamo tra italianisti e austriacanti, se vogliamo riesumare le categorie di un secolo fa. Una questione di provocazioni reciproche. Col difetto che tutto questo non è avvenuto al telefono, ma su Facebook, diventando in questo modo pubblico a tutti gli effetti.













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