Tra i due studi in via Cavour un rapporto esclusivo e sospetto 

L’indagine della Guardia di Finanza sulla El.Co.Da Sas di Marco Daicampi e l’ufficio di Franco Osti I difensori: «Notificati da pochi giorni, dobbiamo studiare gli atti». L’ipotesi è evasione fiscale



ROVERETO. «Abbiamo ricevuto la notifica solo giovedì, prima di tutto dobbiamo studiare gli atti . Sembra una questione piuttosto complessa, vista la mole di documentazione». Per il momento, l’avvocato Andrea Tomasi, difensore Marco Daicampi, amminstratore di fatto della El.Co.Da. Sas Contabilizzazione dati aziendali, che ha sede in via Cavour, non si sbilancia. Daicampi, 59 anni, è uno dei due professionisti denunciati dalla Guardia di Finanza alla Procura di Rovereto a seguito dell’indagine “Partita doppia”, che ipotizza la produzione di fatture “gonfiate” a fini di evadere l’Iva. L’altro indagato è Franco Osti, 65 anni, roveretano ma residente a Manerba del Garda e titolare di uno studio professionale di elaborazione dati che ha sede sempre in via Cavour, allo stesso numero civico della El.Co.Da. Sas, il 29/B. Secondo le Fiamme gialle, Osti avrebbe emesso fatture “false”, o meglio compensi per operazioni inesistenti nella parte eccedente i compensi pattuiti con la societàl L’attenzione dei finanzieri si è fissata su tre fatture del 2014, dieci del 2015, otto del 2016 e altrettante del 2017, balzate agli occhi è subito balzata all’occhio per il fatto che Osti aveva interessi economici nella società controllata pur non figurando come socio. Secondo la ricostruzione della Finanza, gli importi delle fatture costituivano circa il 90% dell’intero volume d’affari della società, lasciando intendere un rapporto pressoché esclusivo tra la El.Co.Da Sas e lo studio di Osti. Sempre secondo le risultanze delle indagini, Daicampi, quale amministratore di diritto della El.Co.Da., in accordo con Osti, avrebbe evasole tasse con un duplice sistema:non versava l’Iva a seguito della registrazione in contabilità delle fatture “gonfiate”, e non inseriva i pagamenti dovuti allo studio di Franco Osti sulla base delle fatture “gonfiate” come compensi, ma come prestiti personali, dunque sottraendoli al regime impositivo sui redditi a carico di entrambi. Per mantenere nascosti al Fisco i movimenti di denaro e di fatture, nonché per far apparire regolari le operazioni fraudolente, Daicampi avrebbe operato sulla registrazione in partita doppia delle operazioni nella contabilità societaria. Le operazioni contabili, analizzate dalle Fiamme Gialle di Rovereto, che hanno ricostruito anche i movimenti bancari (su un arco temporale che va dal luglio 2014 al dicembre 2017), avrebbero rivelato l’emissione di fatture “gonfiate” per la ragguardevole somma di un milione e 706.120,89 euro, che consentivano un’evasione di Iva pari a 307.661,15 euro. Per cautelare la somma dovuta, il procuratore Fabrizio De Angelis ha ottenuto il sequestro dei conti correnti di entrambi gli indagati, oltre che di una villa sul Garda nella disponibilità di Osti.

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