Sassi alla polizia, identificati i violenti 

Già riconosciute alcune delle persone che hanno partecipato agli scontri nella manifestazione di domenica contro Salvini



ROVERETO. Sono due o tre i visi riconosciuti dagli uomini della Digos di Trento che stanno cercando di risalire alle identità di chi ha creato disordini domenica sera in corso Rosmini, nel corso della protesta inscenata contro il comizio all’Urban center del segretario della Lega Matteo Salvini. Gli inquirenti stanno analizzando il materiale raccolto per riuscire ad addebitare i comportamenti violenti, come il lancio di pietre e petardi (e di polvere con un estintore) e l’aggressione con bastoni agli agenti schierati in strada a tutela di chi voleva assistere al comizio. Non è impresa semplice, perché molti dei manifestanti erano travisati con passamontagna e caschi da motociclista e per riconoscerli va perciò analizzata una serie di dettagli ulteriore. Un lavoro lento, ma che in questura contano di terminare nel più breve periodo possibile. L’ipotesi di reato è violenza e minaccia a pubblico ufficiale, e tiene in considerazione solo la resistenza attiva, ovvero l’uso di violenza vera e propria, e fermo restando che la responsabilità è sempre personale. In altre parole, chi pure abbia partecipato al corteo ma non ha lanciato né sassi né petardi e non era armato di bastone, non è perseguibile. Sulla piattaforma YouTube sono stati pubblicati numerosi video girati da vari passanti, che immortalano gli scontri avvenuti all’arrivo di Salvini all’Urban center (dal lato est di corso Rosmini, visto che la strada era stata chiusa dalla polizia e così il sottopasso ex Chesani), verso le 21.15 di domenica. Una scaramuccia che si è risolta senza feriti tra le forze dell’ordine e a quanto pare nemmeno tra i manifestanti (perlomeno, non risulta che qualcuno di loro si sia rivolto al pronto soccorso dopo la manifestazione), ma è evidente che è solo un caso fortuito se la fitta sassaiola all’indirizzo dei poliziotti non ha provocato altro che la rottura di un paio di finestrini delle auto delle forze dell’ordine. Lo scontro c’è stato, ed ha avuto un picco di una certa intensità, seppure di breve durata. Sono volate numerose manganellate all’indirizzo dei manifestanti, che menando fendenti con i bastoni e lanciando pietre e petardi stavano cercando di rompere il cordone dei poliziotti in assetto antisommossa. Gli agenti hanno invece respinto il corteo, che è indietreggiato fino all’incrocio con via Paoli prima di lanciare le ultime invettive e disperdersi, mentre Salvini terminava il suo comizio davanti a una folla di oltre tre centinaia di entusiasti, nella sala Kennedy dell’Urban center.

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