«Nel fallimento Fiorito sono a rischio gli arretrati» 

L’avvocato Malaspina: la liquidità c’è, ma sarà prosciugata dai costi di procedura e per gli operai non rimarrebbe nulla. Civettini (Civica): meccanismo farraginoso



ROVERETO. Gli oltre cento ex dipendenti della Fiorito Costruzioni rischiano di rimanere senza il becco di un quattrino. La denuncia arriva dall’avvocato Karin Malaspina che segue alcuni dei lavoratori dell’impresa roveretana, dichiarata fallita nel 2016 dopo l’esito negativo del concordato avviato nel 2012. I dipendenti, dopo aver ricevuto un piccolo anticipo dal fondo di solidarietà provinciale, avevano ricevuto il 50% delle proprie spettanze, tra Tfr e stipendi arretrati. «Sto monitorando il più possibile la situazione - spiega l’avvocato Malaspina -. La procedura non è semplice per il curatore fallimentare, ci sono oparecchi immopbili di cui è stata disposta la vendita e altre situazioni che si sono procrastinate per la procedura. Per fortuna, a differenza di altri casi, qui la liquidità c’è. Il problema è però come verrà gestita». Dall’ultimo aggiornamento, avuto da un confronto con il curatore fallimentare Paolo Giovanazzi, l’avvocato Malasspina ha appreso che c’è un cumulo notevole di spese prededucibili, che hanno cioè precedenza persino sui creditori privilegiati (ovvero i fornitori e i dipendenti, in prima battuta). Si tratta di spese che vanno corrisposte ai professionisti che hanno svolto verifiche o consulenze necessarie per adempiere le procedure. «Pare dunque che per pagare i professionisti non ci sia sufficiente liquidità per pagare le spettanze ai dipendenti. Sarebbe un vero peccato, oltre che una palese ingiustizia». Sulla situazione paradossale del fallimento Fiorito, è intervenuto anche il consigliere provinciale Claudio Civettini della Civica Trentina: «Sono anni che i lavoratori aspettano, uno di loro, che conosco di persona, ha 4 figli e una moglie invalida. Dal fallimento avanzerebbe circa 7 mila euro più qualche stipendio arretrato. Non sono grosse cifre, ma per chi ne ha bisogno sono linfa vitale. Tuttavia queste somme, che ora sono a disposizione, vengono prosciugare da una procedura farraginosa che prevede un’infinita serie di verifiche e controverifiche. I costi di questo meccanismo non sono solo il grave ritardo con cui verranno stabilite le spettanze nel piano di riparto, ma anche sociali, se non ci saranno sufficienti risorse per pagare il dovuto agli ex dipendenti, molti dei quali sono ancora senza lavoro. La responsabilità di questa situazione è della procedura stessa: non può essere che agli operai non venga riconosciuto il giusto per dare precedenza ai costi di procedura». (gi.l.)

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