Morto l’architetto Cocco 

Molte le sue opere in città e Vallagarina; ideò il sistema People Mover a Venezia



ROVERETO. E’ morto dopo una lunga malattia l’architetto Francesco Cocco, un personaggio poliedrico che ha lasciato il segno nell’arte e nell’architettura. Veneziano di origine, dopo la laurea nella città lagunare nel 1970 si trasferisce in città con studio professionale di architettura e urbanistica. In qualità di esperto è membro della commissione edilizia del Comune di Rovereto dal 1997 al 2001. Progetta i primi piani urbanistici nel Trentino, in vari Comprensori, mantenendo un costante rapporto di consulenza urbanistica per oltre vent’anni. I suoi lavori di architettura sono pubblicati in diverse riviste nazionali ed internazionali e nei testi di Bruno Zevi. In città e in Vallagarina sono molte le opere che portano la sua firma: dal villaggio di via Coslop al centro sociale di Trambileno, dall’azienda turistica di Folgaria al cimitero di Nomi.

Francesco Cocco, una voce critica talvolta anche nei confronti dei roveretani («C’è il Mart ma la città non guarda lontano») era conosciuto non soltanto in qualità di architetto ma anche nella sua capacità di studiare e realizzare progetti che riguardano la mobilità. Uno su tutti il sistema “People Mover” di Venezia: il progetto definitivo di un singolare ed assolutamente inedito “cammino nell’aria” viene completato nel 2004 per il collegamento Piazzale Roma-Tronchetto. Con questo progetto ha vinto il "Sommer-Awards 2010", che premia il miglior impianto funiviario. E così, grazie all'architetto roveretano, Venezia è la prima città di pianura - in questo caso persino lagunare - ad ottenere un premio di solito assegnato a località montane. Nel 2012 l’amministrazione comunale di Rovereto aveva chiesto all’architetto Cocco uno studio di massima per realizzare uno studio di massima per una passerella pedonale di collegamento tra corso Rosmini e la stazione dei treni bypassando il nodo viabilistico di piazzale Orsi. Si è anche dedicato all’arte (e con risultati riconosciuti da molti critici) l’architetto Cocco rimasto vittima, nel 2015, del furto di cinque sue opere rubate nella casa estiva di Giazzera di Trambileno. Un furto che lo aveva amareggiato moltissimo visto che si trattava di quadri «che non avevo mai esposto, perché rappresentavano la mia produzione più intimistica e delicata». Nell’ottobre dello scorso anno aveva partecipato all’inaugurazione della mostra delle fotografie che riproducevano i cinque quadri rubati. (g.r.)

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