Marangoni, «sospesi» venti dipendenti 

L’azienda non ha risorse per acquistare le materie prime, viaggia a ritmi bassi e sfrutta la flessibilità di ferie e Rol


di Giuliano Lott


ROVERETO . Tira una brutta aria in Marangoni. La crisi di liquidità accusata lo scorso autunno non è risolta, anzi, pare essersi aggravata. Al momento, l’azienda produce circa un quarto rispetto alle proprie potenzialità, e la ragione non sono tanto le commesse che mancano, quanto le materie prime. In sostanza, l’azienda non ha sufficiente liquidità per acquistare le materie prime da trasformare in prodotti finiti. Le conseguenze sono che una ventina di dipendenti è stata sospesa dal lavoro fino a tutto giugno, per il momento sfruttando il meccanismo di scarico delle ferie. I ruoli dovrebbero essere a rotazione, anche per smaltire un numero superiore di giorni di ferie. Di pari passo, i servizi interni di Marangoni Pneumatici, come ad esempio il servizio di manutenzione, il magazzino ed altri, stanno traslocando nella palazzina che doveva ospitare il settore Ricerca e sviluppo. Un immobile realizzato grazie ai fondi provinciali, ma che non ha mai assolto alcuna funzione operativa. In sostanza, la palazzina era terminata da tempo, ma vuota. Per il trasloco, l’azienda ha impiegato i propri dipendenti, distaccandoli dalle mansioni abituali. La settimana scorsa, lo staff dirigenziale di Marangoni si è incontrato con i sindacati, e sono emerse le criticità legate alle disponibilità finanziarie. Al momento gli stipendi vengono pagati con regolarità, con al massimo qualche giorno di ritardo, ma è sulla produzione vera e propria che la crisi di liquidità produce gli effetti più pesanti. Dal punto di vista pratico, perché l’azienda è costretta a produrre sotto ritmo. Sotto il profilo umano e psicologico, è una situazione che influisce molto sulle motivazioni dei dipendenti, che non vedono soluzioni vicine e iniziano a manifestare una ragionevole preoccupazione per il proprio futuro.

Va dato comunque atto all’amministratore delegato Dino Maggioni, che si era impegnato a mantenere in azienda anche i venti ulteriori esuberi dichiarati dall’azienda nel suo piano di ristrutturazione, e che ciò è stato reso possibile proprio utilizzando la flessibilità concessa da ferie e Rol. Ma il monte ferie non è infinito, ed è evidente che un’azienda come Marangoni non possa pensare di tirare a campare viaggiando ben al di sotto dei ritmi medi di lavoro, una situazione che si sta prolungando da circa un anno, senza il minimo accenno ad una ripresa. Perché il problema vero, avrebbero confermato i dirigenti dell’azienda, non sono i cali di commesse, ma la scarsa liquidità che fa venire meno le materie prime. Quelle essenziali per produrre.

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