Malore in stazione, si prende gli insulti 

Un giovane denuncia: ero a terra paralizzato con le convulsioni, solo uno studente mi ha aiutato



ROVERETO . Una tale dimostrazione di indifferenza, e addirittura di ostilità, non se l’aspettava. Lui, un ragazzo roveretano di 19 anni che frequenta un istituto superiore di Trento, ha avuto un malore in stazione, proprio mentre stava per prendere il treno. «Di colpo ho iniziato a tremare, non sentivo più il corpo» racconta al Trentino. «Ho cercato di chieder aiuto ma non mi uscivano nemmeno le parole, ero come paralizzato. Tentando di alzarmi dalla sedia su cui mi trovavo per raggiungere il binario, mi sono accorto che non riuscivo a stare in piedi. Mi sono accasciato, ho vomitato più volte e sono rimasto lì, a terra. Mi sono passate diverse persone a fianco, che hanno fatto finta di non vedermi, non hanno nemmeno chiamato aiuto. Un signore addirittura mi insultava mentre ero lì in quello stato». Insulti di che genere. «Diceva “se lo è meritato, succede così ai tossici”, gli sta bene”. Ma io non faccio uso di alcuna sostanza, in quel momento stavo solo male e non riuscivo nemmeno a reagire. Avrei voluto chiamare aiuto con il cellulare ma ero paralizzato, non riuscivo a muovermi». La fortuna vuole che nell’indifferenza della massa qualcuno alla fine lo abbia soccorso davvero. «L’unico che si è fermato è un ragazzo che frequenta la mia stessa scuola, ma questo l’ho scoperto dopo. Ha chiamato i soccorsi ed è rimasto lì con me fino a quando non è arrivata l’ambulanza per portarmi al pronto soccorso». Le ragioni del malore sono ancora da capire e da valutare, ma intanto il ragazzo è stato dimesso dall’ospedale e ora si sente meglio. Ma ciò che lo ha toccato in particolare è stata la reazione della gente che a quell’ora affollava la stazione ferroviaria. «Sono rimasto 20 minuti e passa in preda alle convulsioni e sono entrato in ipotermia mentre intorno a me, per quanto poco ricordi, c'era un sacco di gente che non faceva nulla» ha scritto in un post su facebook, nel quale cercava di mettersi in contatto con il ragazzo che lo ha soccorso. Trovandolo. «È uno studente della mia stessa scuola, ha 18 anni. Ci siamo sentiti, ci vederemo mercoledì, quando le scuole riaprono».

Su facebook, com’è ovvio, il racconto della disavventura ha riscosso decine di commenti indignati per l’assoluta indifferenza di cui ha fatto esperienza lo sfortunato studente, e c’è persino chi si scusa per il comportamento inquaqlificabile dei suoi concittadini. Il ragazzo invece, pur nell’amarezza per lo stato di civiltà con cui ha dovuto fare i conti, riesce ad apprezzare sopra ogni cosa chi, a differenza di tutti gli altri, si è chinato su di lui per aiutarlo. (gi.l.)













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