Amianto, a processo l’ex dirigente Scott 

Il presidente del Cda della Rheem Radi dal 1978 all’81, oggi novantenne, rinviato a giudizio: prima udienza in febbraio



ROVERETO. Morti per amianto, doppio rinvio a giudizio per omicidio colposo. Si aprirà il 21 febbraio il processo contro David Scott, l’ormai novantenne americano che fu presidente del consiglio d’amministrazione della Rheem Radi tra il giugno 1979 e l’aprile del 1981. Scott, rimasto l’ultimo imputato per i decessi di due operai uccisi dal mesotelioma dopo l’assoluzione in primo grado di altri quattro dirigenti della fabbrica di scaldabagni, è stato rintracciato dopo anni nella sua casa di Dover, in New Hampshire, dove trascorre una serena vecchiaia. Il procedimento penale contro di lui era rimasto sospeso per mancanza di notifica, ma ora che è stato individuato dovrà rispondere alle accuse formulate davanti al giudice Carlo Ancona. Ieri mattina il gup Monica Izzo ha stabilito il rinvio a giudizio in due distinti procedimenti: quello per la morte di Francesco Fasanelli, di Pomarolo ex dipendente dello stabilimento roveretano, deceduto nel 2010 a 74 anni di mesotelioma, e quello di Innocente Cappelletti, deceduto nel 2007, prima di compiere i 60 anni, che come Fasanelli lavorava nel reparto assemblaggio e montaggio degli scaldabagni. I due procedimenti verranno con tutta probabilità riuniti, ma per ora rimangono fascicoli distinti. La responsabilità di Scott, che andrà dimostrata nel dibattimento, sarebbe il non aver evitato la possibilità di contatto - e quindi di contaminazione - tra gli operai e l’amianto, che già sul finire degli anni 70 era indicato come rischioso per la salute. La letteratura medica è infatti univoca: il mesotelioma epitelipleurico ha una sola possibile causa, la presenza di fibre di amianto nei polmoni. Tuttavia dimostrare la colpevolezza in quella che è a tutti gli effetti una causa pilota non è una semplice formalità. Anzi, è proprio sul nesso causale che si gioca gran parte del processo. Perché se è dato per certo che le fibre di amianto siano state inalate nello stabilimento, non si può incolpare in toto l'intero staff dirigenziale che si è avvicendato alla direzione della Rheem Radi nel corso degli anni. Non per nulla gli imputati in primo grado, Domenico Angelo, 89 anni di Chieti, Valerio Fedeli, 69 anni di Jesi, Francesco Merloni, 92 anni di Fabriano, e lo statunitense Alfred Mills Slade, 82 anni, erano stati assolti per mancanza di certezze sull’epoca del contagio. Ma quella sentenza è stata impugnata dalla Procura generale della Corte d’Appello di Trento, che ha fatto riaprire il caso. Tra gli imputati mancava Scott, che è il dirigente più anziano di servizio. A processo ci saranno i familiari di Cappelletti, rappresentati dall’avvocato Alessio Giovanazzi, e la Cgil, rappresentata dall’avvocato Giovanni Guarini, costituitisi parti civili. (gi.l.)

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