«Si sono persi mesi preziosi per accelerare sulle opere» 

Il senso unico delle polemiche. L’ex vicesindaco Matteotti e Morandi del direttivo Patt parlano di beffa sull’avvio del cantiere per la messa in sicurezza della ciclabile fra Riva e Torbole


MATTEO CASSOL


Riva. «Si sono persi mesi preziosi per accelerare sulle opere, che invece sono in drammatico ritardo, con il paradosso dell’avvio della messa in sicurezza della ciclabile mentre parte la stagione turistica»: lo dicono l’ex vicesindaco Pietro Matteotti e Giorgio Morandi (componenti del direttivo Patt), intervenendo nel dibattito sul senso unico tra Torbole e Riva e sulla mobilità in corso su queste pagine. «Sono passati più di sei mesi – sottolineano Matteotti e Morandi – dalla prima frana caduta dal Brione, c’è stato il lockdown, non poteva viaggiare nessuno o quasi e c’era tutto il tempo per intervenire con somma urgenza e mettere in sicurezza il tratto di ciclabile interessato (50 metri). Intervenire all’indomani della riapertura dei collegamenti interregionali ha il sapore della beffa. Peraltro questa soluzione provvisoria è ridicola: andava sistemato subito il “bypass” per collegare la ciclabile con la spiaggia e, se proprio, il senso unico si sarebbe dovuto fare in uscita». L’idea di Matteotti e Morandi per il futuro della litoranea non è dissimile da quella dell’amministrazione rivana, con i cardini della ztl in viale Rovereto e della chiusura al traffico della Riva-Torbole, con percorso pedonale e zone relax nel tratto a sbalzo (attuale ciclopedonale chiusa), corsia sud della statale riservata alle bici e corsia nord per il trasporto pubblico.

Grossa divergenza invece sul minitunnel del Brione, tra Lidl e via Brione, idea peraltro ricompresa nell’attuale proposta di piano territoriale di Comunità (al riguardo il segretario del Patt Marco Torboli, che ieri ne aveva parlato, specifica che «il tunnel del Brione è una soluzione da prendere in considerazione tra i vari ragionamenti»). Questi progetti – argomentano Matteotti e Morandi – saranno successivi alla fine della Loppio-Busa. Non pensando al futuro, chi di dovere non sarà pronto a intervenire una volta che il tunnel fino al Cretaccio fosse finalmente realizzato. Di contro, i lavori del tunnel (la soluzione adottata resta deficitaria dal punto di vista della sicurezza) sono cominciati due anni fa e procedono con estrema lentezza (dovrebbero già essere finiti). Altro che “modello Genova”: di fatto dopo la fine del lockdown non sono mai ripresi. La Provincia ha le sue colpe, la ditta anche. Eppure è proprio nei momenti di crisi che si devono gettare le basi per la ripartenza. Perché le rotatorie da sei mesi provvisorie al Linfano e al lago di Tenno non sono state realizzate durante il lockdown? Perché non si è tracciato e testato il tratto di ciclabile dalla centrale all’Inviolata? Perché i lavori del primo stralcio del primo lotto della “Garda by bike” sono ancora da iniziare a un anno dall’assegnazione? Perché i lavori di allargamento di via S. Isidoro, iniziati tre anni fa, sono ancora da finire, quando urge collegare la circonvallazione Ovest con la sp 118 per poi puntare al Cretaccio (tratto ancora da progettare)? Se ci vogliono quattro anni per allargare una via già esistente, quanti ce ne vorranno per un tunnel?»













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