Scontrini fiscali irregolari: omessi 3.5 milioni al fisco 

Operazione “Preconto”. Dopo 4 anni di indagini la tenenza di Riva della Guardia di Finanza ha scoperto un’associazione a delinquere nel settore della ristorazione dell’Alto Garda


MATTEO CASSOL


Riva. La guardia di finanza di Riva ha scoperto un giro di omesse dichiarazioni al fisco di quasi 3,5 milioni di euro in quattro anni (dal 2015 al 2019) da parte di quella che sarebbe stata individuata come associazione a delinquere operante nel settore della ristorazione dell’Alto Garda. È quanto emerso nell’ambito dell’articolata operazione di polizia economico-finanziaria chiamata “preconto”, che ha portato al sequestro preventivo di circa 1,2 milioni, pari al profitto dei presunti reati di dichiarazione dei redditi fraudolenta e autoriciclaggio. Le indagini – svolte nell’ambito delle azioni di contrasto ai fenomeni più complessi di evasione fiscale, anche nell’ottica di tutelare l’imprenditoria onesta dalla concorrenza sleale – hanno consentito ai militari della tenenza rivana di accertare come il gruppo si avvalesse di un software gestionale (impiegato per l’acquisizione delle “comande”) che consentiva di “cancellare fiscalmente” le ordinazioni ricevute e di consegnare al cliente un documento denominato appunto “preconto”, documento solo materialmente analogo a quello fiscale. È proprio grazie questo sistema fraudolento che gli accusati sarebbero riusciti a omettere di dichiarare al fisco quasi un milione di euro all’anno.

I finanzieri, grazie a una serie di videoriprese, hanno anche scoperto che gli indagati impiegavano manodopera irregolare. Nello specifico, venivano stipulati con i dipendenti contratti di lavoro per una durata inferiore rispetto agli effettivi orari svolti, con la corresponsione di una parte dello stipendio in nero, attraverso dei pagamenti “fuori busta” che quindi non beneficiavano delle ritenute fiscali e assistenziali previste: in diversi casi, per esempio, i dipendenti erano stati regolarizzati per sole 2-4 ore giornaliere, ma nei fatti ne svolgevano dalle 10 alle 12.

Le attività investigative portate avanti dalle fiamme gialle di Riva sotto la direzione della Procura della Repubblica di Rovereto hanno permesso di acclarare, inoltre, che i soggetti coinvolti si sono avvalsi dello “schermo” di società di comodo e di prestanome nella gestione dell’attività di ristorazione, allo scopo di sottrarsi alle responsabilità di carattere fiscale e penale. Secondo la finanza, infatti, per evitare di far ricadere l’effettiva gestione in capo ai reali responsabili nell’asse societario sono stati inseriti soggetti prestanome come per esempio l’aiuto cuoco del ristorante (il quale risultava quale socio di maggioranza con quasi il 90% delle quote sociali) o il cuoco, a cui era stata fittiziamente assegnata la rappresentanza legale della società.

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