Azzolini, sequestrati immobili e auto 

La Guardia di Finanza mette i sigilli a beni per oltre un milione di euro. Indagati il capostipite, la moglie e i due figli



RIVA. Un’altra grana giudiziaria si abbatte sulla famiglia Azzolini. Dopo la chiusura delle indagini (ne abbiamo dato notizia nei giorni scorsi) da parte della Procura della Repubblica di Rovereto, innescate dalla sentenza di fallimento dell’impresa di costruzioni di Arco, si è formalmente concluso anche il filone milanese dell’inchiesta portata avanti dalla Guardia di Finanza che vede coinvolti gli imprenditori Ettore, Luca e Marino Azzolini e altri soggetti a vario titolo. Complessivamente sono undici le persone finite nel registro degli indagati (in quattro distinti procedimenti penali) su provvedimento delle Procure di Rovereto, Milano e Verona. Un lavoro di due anni portato avanti dai magistrati e dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Riva del Garda, guidata dal capitano Elena D’Onofrio.

Nei guai sono finiti, dunque, il capostipite Ettore Azzolini, 73 anni, la moglie Rita (69) e i figli Luca (43) e Marino (46), più altre sette persone fra cui tre soggetti ai quali, nella ricostruzione effettuata dagli inquirenti, era affidata l’amministrazione delle società di famiglia. I reati contestati dai magistrati nei quattro procedimenti vanno dalla bancarotta fraudolenta all’omessa presentazione delle dichiarazioni dei redditi, all’emissione di fatture per operazioni inesistenti alla sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte fino all’occultamento di documentazione contabile. Assieme al provvedimento di chiusura delle indagini, il Gip del tribunale di Milano ha anche emesso un decreto di sequestro preventivo patrimoniale per un valore di 1,1 milioni di euro che va ad aggiungersi a un precedente sequestro, per un valore superiore ai 130mila euro, effettuato nelle scorse settimane su ordine della Procura di Verona e al quale si erano accompagnate anche delle perquisizioni domiciliari e societarie delegate dalla Procura di Rovereto.

Nell’ammontare del patrimonio sequestrato, che supera la cifra di 1,2 milioni di euro, sono compresi anche due immobili situati ad Arco (il complesso di attività commerciali, servizi e uffici in via Santa Caterina) e Riva (la palazzina fra viale Dante e viale Martiri), più alcune auto (due Mercedes e una Jaguar), ufficialmente radiate dal Pra per l’esportazione - come ha spiegato ieri in una nota stampa la Guardia di Finanza - ma in realtà utilizzate in Italia dagli indagati, come dimostrerebbero anche alcune contravvenzioni comminate dalla Polizia locale.

L’indagine sulla bancarotta fraudolenta è cominciata nel 2016 successivamente alla sentenza di fallimento di quella che gli inquirenti definiscono la “società madre” del gruppo immobiliare Azzolini, la Azzolini Costruzioni Generali, per molti anni una delle più importanti imprese trentine nel settore dell’edilizia. Un crac di oltre 12 milioni di euro. Le indagini sono andate avanti fino a questi giorni, risultando lunghe e anche piuttosto complesse vista la materia, fino a portare le tre Procure e le Fiamme gialle a teorizzare un impianto accusatorio molto grave: «per sottrarre beni alle legittime pretese dei creditori e dell’Erario insinuatisi nel fallimento, gli immobili, il denaro e alcune autovetture di pregio intestate al gruppo societario sono stati sottoposti a continui trasferimenti di proprietà, utilizzando svariate società estere con sede in Slovenia, conti correnti accesi in Svizzera e Croazia, uscite di bilancio dalle società sotto forma di “restituzione di finanziamenti ai soci” in realtà da questi mai stati conferiti, cessioni di rami d’azienda a valori economicamente svantaggiosi e mai pagati». Durante la fase istruttoria, analizzando i contratti e i conti correnti, gli inquirenti sono arrivati a contestare agli indagati di aver ceduto solo formalmente i beni a due trust (uno con sede a Verona, l’altro con base in Slovenia) e all’amministratore fiduciario, mentre in realtà, è l’accusa, «continuavano ad avere un potere di ampia gestione diretta del patrimonio immobiliare, delle autovetture e anche dei relativi proventi derivanti dal loro sfruttamento economico». Al trust sloveno erano stati conferiti cinque immobili di pregio per un valore di oltre un milione di euro, tra i quali la palazzina nel centro di Riva e un edificio commerciale ad Arco, sui quali era stato trasferito il diritto d’uso per trent’anni a favore della moglie di Ettore Azzolini e dei figli, senza il pagamento di alcun corrispettivo.

Le Fiamme gialle quantificano in circa 7,5 milioni di euro i ricavi sottratti all’Erario, e oltre 800 mila euro l’Iva dovuta e non versata. Agli Azzolini, che nel 2016 avevano trasferito la residenza in Slovenia, viene anche contestato il fatto di non aver dichiarato il possesso di disponibilità finanziarie all’estero per ulteriori 6,4 milioni di euro, su cui sono applicate sanzioni amministrative per omessa dichiarazione per 1,4 milioni di euro.

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