Tutti ammassati fuori dalle poste 

Il caso. Il rispetto delle norme anti Covid nell’ufficio di via Bortolamei ha creato code in attesa anche per un’ora all’aperto:  clima rigido e neve negli ultimi giorni hanno indotto i clienti a proteggersi sotto alla tettoia annullando così il distanziamento


Gianluca Filippi


Pergine. Lunghe code e malcontento fuori dall’ufficio postale di Pergine. Il maltempo di questi giorni ha esacerbato una situazione che già era diventata pesante a causa delle misure anti Covid-19, che naturalmente non consentono assembramenti all’interno degli spazi chiusi e impongono il distanziamento tra i clienti. Questo – comunemente ad altre città – ha portato al formarsi di lunghe code fuori dagli uffici postali, con clienti in attesa anche fino ad un’ora per una raccomandata, per spedire un pacco o semplicemente per usufruire degli altri servizi postali.

Scene alle quali non eravamo più abituati e che, si pensava, le nuove tecnologie avrebbero allontanato per sempre. Ma la clientela degli uffici postali è frequentemente di una certa età e anche la cosa più semplice può diventare un’avventura. Complice anche un naturale rallentamento della velocità di servizio, proprio a causa delle misure di sicurezza, unitamente alla chiusura negli ultimi anni degli uffici periferici e della riduzione degli orari di apertura, il patatrac era prevedibile. Nei giorni scorsi è montata la protesta sui social, con moltissime persone pronte a manifestare il proprio scontento.

Se durante i mesi estivi il problema era il solleone che non aiutava certamente a trascorrere serenamente l’attesa, anche la nevicata della scorsa settimana non è stata di buon auspicio. Lo stress è comprensibilmente aumentato e i toni si sono alzati. Persone in attesa per un’ora, ma soprattutto anche gli anziani costretti o a rimanere diligentemente in coda sotto la neve, oppure ad ammassarsi sotto la tettoia per ripararsi dalle intemperie. Risultato? Un assembramento di una ventina di persone in uno spazio molto ristretto, seppure all’aperto. Con oggettivi rischi per la salute di tutti.

Il problema, in questi casi, potrebbe essere anche gestito più efficientemente, come viene suggerito dagli stessi commenti rilasciati sui social: «Basterebbe consentire di ritirare il biglietto della prenotazione all’esterno, così le persone poi si organizzano di conseguenza». Invece pare ciò non sia possibile e la gente in coda si sia organizzata chiedendo a quelli davanti di farsi passare i numeri dall’interno. Fortunatamente in questi casi vi sono molte persone di buon senso e di buon cuore: «Ci siamo organizzati per fare almeno entrare gli anziani e farli sedere in attesa del loro turno», racconta qualcuno. Questo, in verità, rischia anche di diventare un problema, perché gli spazi interni dell’ufficio postale non sono certo organizzati per potere accogliere molte persone in attesa. E proprio questo, stando alle segnalazioni, ha provocato più volte reazioni stizzite da parte del personale che, comprensibilmente, deve fare anche i conti con le norme di sicurezza.

Molti, in verità, segnalano che è disponibile la possibilità di prenotare l’appuntamento on line, ma chiaramente non risolve il problema per le persone di una certa età, le quali non tutte ammiccano con telefoni smart ed app. Inoltre, rischia di creare qualche equivoco proprio nei confronti di quelle persone che sono fuori in coda e vedono transitare davanti a loro clienti che la saltano. L’umore degli astanti è messo a dura prova. In pochi giorni i commenti hanno raggiunto il numero di 150, a conferma di una situazione abbastanza generalizzata. C’è gente che va negli uffici postali di Civezzano, Caldonazzo o Calceranica al Lago, piuttosto che a quello perginese: «Con i tempi di attesa che ci sono ci metto di meno ad andare e tornare», ha detto qualcuno.















Scuola & Ricerca

In primo piano

Film Festival

Lo scioglimento dei ghiacciai nella poetica del teatro trentino

La Stagione Regionale Contemporanea si conclude con “Rimaye” di AZIONIfuoriPOSTO, che stasera (3 maggio) darà spazio a un’indagine su ciò che è destinato a sparire e alla sua eredità, mettendo in relazione corpi umani e corpi glaciali. Entrambi infatti sono modificatori di paesaggio e custodi di memorie


Claudio Libera